mercoledì 27 giugno 2012

ASCOLTARE

Ritengo molto grave il fatto che sovente si tenda ad emarginare il silenzio dalla vita in generale e anche dalla vita cristiana, dal culto, dalla preghiera, Per me è addirittura inconcepibile una vita senza silenzio. Sarebbe facile tessere l'elogio umano, filosofico e sapienziale del silenzio ( cose tutte da non trascurare), ma mi preme di più annotare un elemento di fede. Il silenzio infatti nella fede non è solo assenza di parole, ma confessione di un fatto fondamentale: prima della parola mia o nostra c'è la parola di un'Altro. Bisogna dare spazio a questa Parola e darle la precedenza. Ma nella fede il silenzio è anche attesa ("Sta in silenzio davanti al Signore, aspettarLo, spera in Lui" Salmo 37): è l'atteggiamento di chi accoglie un dono e ascolta per trasferire nel cuore, per lasciarsi penetrare e ferire dalla Parola di Dio, senza la fretta di risponderGli subito o di difendersi. Così il silenzio ci mette nudi davanti al Signore senza foglie delle nostre parole. Nel silenzio misuriamo la distanza che ci separa da Lui e ritroviamo la strada (che è tutta grazia) per saperci di nuovo stupire delle Sue opere, delle Sue meraviglie e concentrarci sull'essenziale: il Suo amore che esige una risposta in tutta la nostra vita. Mi sembra in particolare nel silenzio, costretti a guardare Dio negli occhi, cadano i nostri camuffamenti e vengano smascherate le nostre fughe da Lui. Certo, lo so benissimo, il silenzio può essere ambiguo e vuoto. Ma questi pericoli e queste deviazioni, sempre possibili, non devono incoraggiare una facile denigrazione del silenzio. E' indispensabile per un credente ritagliarsi spazi di silenzio per " fecondare " la vita di ogni giorno. IL primo servizio di cui siamo debitori agli altri membri della comunità è di ascoltarli. Come l'inizio del nostro amore per Dio consiste nell'ascoltare la Sua parola, cosi' inizio dell'amore del prossimo consiste nell'imparare ad ascoltarlo. L'amore di Dio per noi si distingue proprio in questo: che non si limita a parlarci,ma vuole anche ascoltarci. Imparare ad ascoltare il nostro fratello è dunque fare per lui ciò che Dio ha fatto per noi. Certi cristiani ed in particolare i predicatori, si credono sempre obbligati a "dare qualcosa" quando sono con altri uomini. Dimenticano che ascoltare può essere più utile che parlare. Molte persone cercano un orecchio che li voglia ascoltare e non lo trovano fra i cristiani, perchè i cristiani si mettono a parlare proprio quando dovrebbero saper ascoltare. Ma chi non sa più ascoltare suo fratello finisce per non ascoltare neppure più Dio stesso, salvo parlargli in continuazione. Egli introduce così un germe di morte nella sua vita spirituale e tutto quello che dice finisce per non essere altro che chiacchiera religiosa, condiscendenza clericale, valanga di parole pie. Non sapendo più accordare un'attenzione tesa e paziente agli altri, si parlerà loro sempre fuori bersaglio. E ciò senza più rendersene conto. Chi stima il suo tempo troppo prezioso per poterlo perdere ad ascoltare gli altri, in effetti non avrà mai tempo per Dio e per il prossimo; non ne avrà che per se stesso, per i suoi discorsi e le sue idee personali "( Dietrich Bonhoeffer)