venerdì 29 giugno 2012

UN VOLUME IMPEGNATIVO

UN VOLUME IMPEGNATIVO

Richard Kearney, Ana-teismo. Tornare a Dio dopo Dio, Fazi editore, Roma 2012, pagg.336, €17,50.

Chi ha compiuto una riflessione sulle teologie del pluralismo religioso si ritroverà subito a suo agio leggendo queste pagine dense ed impegnative. L’Autore non propone affatto tesi o ipotesi nuove, ma affronta una questione di indubbia rilevanza: il Dio “autoritario e padrone” di una certa tradizione è ormai morto per la coscienza adulta dell’uomo e della donna di oggi. Ma è possibile riscoprire il Dio vivo tra le ceneri di quello morto? Si tratta di una scommessa aperta e affascinante.

L’Autore, attraverso una “lettura in profondità” delle varie tradizioni religiose, incontra e documenta tanti percorsi di “dissoluzione di un falso divino” (pag.218). Ana-teismo è un viaggio di ritorno, una via che precede e supera gli estremi del teismo dogmatico e dell’ateismo militante. Non è affatto un panteismo o l’abbandono della propria religione, ma un ritorno ad essa attraverso il “confronto con l’altro”, il dialogo con gli “Dei stranieri”. Il mondo secolare allora diventa “sacramento del Dio della vita”. La massima ermeneutica è sempre la stessa: la via più breve dall’io all’io passa attraverso l’altro. Non si tratta di una mescolanza di varie identità, ma di ritrovare la propria esponendosi ad una “depurazione” e ad un confronto con l’altro come decisivo e necessario per ritrovare se stessi e una fede postdogmatica.

L’Autore, filosofo più che teologo, a volte rimanda ad alcune formulazioni dogmatiche (la Trinità, la transustanziazione) che lasciano perplessi all’interno del suo itinerario culturale e spirituale, tranne che se ne compia una lettura “mistica”, come a volte emerge chiaramente dal testo.

Pregnanti ed illuminanti sono le pagine dedicate sia alla valorizzazione dell’ateismo sia alla rigorosa critica della sua militanza ideologica. Si leggano le pagine dal 219 al 240 con grande interesse. “La scommessa dell’anateismo è che, nella profonda appartenenza ad un’unica convinzione di fede, possa emergere l’umiltà di voler contrastare la violenza dell’esclusività con una generosità all’attenzione” (pag.233).

Anche la carrellata di Autori e di Autrici che, in alcuni passaggi dei loro scritti, sono condotti forse un po’ forzatamente all’anateismo, rivela come sacro e secolare, senza essere confusi e sovrapponibili, sono realtà e dimensioni del reale fortemente intrecciate. Non una separatezza ideologica del sacro e del secolare, ma un intreccio nuovo è ciò che va ricercato in una relazione che escluda sia l’invadenza che l’estraneità.

Sarebbe ancora lungo l’elenco dei passi che meritano particolare attenzione.

Il lettore e la lettrice sappiano, accingendosi allo studio di quest’opera, che sarà necessario un notevole impegno. Si tratta, infatti di ricerche e ipotesi già ampiamente conosciute, ma esse vengono collocate in un contesto culturale occidentale più preciso e costituiscono, non tanto una informazione più accurata, quanto un appello ad una conversione radicale dei nostri atteggiamenti profondi.

 

Franco Barbero