Sul far del mezzogiorno di venerdì 28 luglio ho ascoltato
una trasmissione su RAI3 sui “matrimoni gay”. A parte Giovanardi, che
non riesce mai a capire l’argomento su cui viene interpellato, gli altri
intervistati erano decorosi. Indignato come una leonessa ferita, è
intervenuto un certo don Mario, uscito di bel fresco dagli anni più
oscuri del preumanesimo.
Ma non mi ha tanto colpito la sua ignoranza di prete senza idee
personali e con molte certezze scadute da secoli, quanto la sua sonante
affermazione sull’omosessualità “contro natura”, contro Dio, contro il
Vangelo. Ha fatto sorridere tutti, come se parlasse da un altro pianeta.
Ma l’ignoranza si perdona e la saccenteria ne è il segnale più evidente.
In fondo è anche divertente vedere qualcuno che viene da qualche secolo
addietro e pensa di essere “aggiornato”. Se tutto finisse lì in quattro
risate, tutto sarebbe abbastanza sollazzevole.
Lascia perplessi ed addolorati un’altra possibilità: e se per molte
persone queste “pillole o pallottole” di dogmatismo e di ignoranza
costituissero la “voce della chiesa”? Per altri non è addirittura
possibile che diventino “vangelo”?
Però, mi telefonò allora un amico, è anche utile che un certo
cattolicesimo si esponga a questo ridicolo. E’ una delle maniere che
aiuta a distinguere la fede dal fanatismo.
La narrazione dei due gay
in sala ha dato una bella testimonianza del loro amore stabile ed ha
aiutato a separare il pregiudizio dalla realtà.