martedì 25 settembre 2012

APPLAUDO DUNQUE SONO (ASPETTANDO LE TELECAMERE)

Negli ultimi tempi la fantasia degli italiani ha trovato due nuovi settori dove esercitare la tendenza alla anomalia rispetto ad altri cittadini europei: l'applauso (che fino a non molti anni fa era riservato al mondo dello spettacolo e a quello statal-militare) e la standing ovation.
Da parecchio tempo l'applauso è diventato qualcosa che non ha più nulla a che fare con le emozioni teatrali o patriottiche, prendendo una curiosa strada mortuaria che ha trovato il suo luogo preferito nei funerali, sostituendosi ai pianti legittimi, agli strazi dei famigliari e alle prefiche del folklore meridionale. Quando il feretro esce dalla chiesa scatta immediatamente un applauso prolungato da parte della folla che si è radunata intorno e che spesso non sa nulla del morto. Non ha nessuna importanza se il defunto sia stato un benemerito della nazione o un camorrista fetente.
La gente, equivocando sul concetto di partecipazione, fiuta l'«evento» e non rinuncerebbe alla sua presenza nemmeno sotto una carica di carabinieri. Ho l'impressione che questi battimani siano anche visti, da chi li pratica, come una pezza a colori di tipo sciamanico per alleviare o nascondere il dolore. Ma l'aspetto dominante è quello che esiste sempre la possibilità che arrivino, prima o poi, i cameramen. La vera anagrafe degli italiani non è quell'edificio triste e, superaffollato dove ti consegnano la carta d'identità che non vale nulla, ma la televisione. Se non compari sullo schermo, non esisti.
Il secondo comportamento deviante riguarda la standing ovation. Una volta era riservata a momenti e personaggi di indiscussa magnitudine come la consegna di premi Nobel. Una ventina di anni fa, al festival di Spoleto, durante una pausa della «Manon». diretta da Visconti, il pubblico rimase sbigottito alla vista nel palco riservato a Giancarlo Menotti di Ezra Pound, il grande poeta americano che aveva appoggiato il fascismo, salvato dalla fucilazione per intervento di Hemingway. Pound sul palco rimase muto: una figura ieratica, tragica che impersonava il grande poeta morente. Tra gli spettatori ci fu un attimo come di sospensione e poi si scatenò l'applauso più lungo che abbia mai sentito in vita mia.
Oggi la standing ovation non si nega a nessuno. L'ha ricevuta anche Ruby quando, in televisione, ha assicurato di non essere mai andata a letto con il Berlusca. E tutto il pubblico alla rivelazione è saltato in aria per applaudire la più grossa balla del secolo.
Stefano Malatesta
(da Il Venerdì del 14 settembre)