venerdì 28 settembre 2012

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


QUALCUNO PARLA CHIARO


(Giacomo 2, 1-9 / 5, 1-6)


Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.

Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite:"Tu siediti qui ai piedi del mio sgabello", non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?

Ascoltate fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?

Voi invece avete disprezzato il povero!

Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali?

Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?

Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.


E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come fuoco.

Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!

Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti.

Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage.

Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza.


Sono molte le questioni aperte rispetto all'Autore e al tempo in cui fu scritta questa piccola lettera.

C'è chi tra gli studiosi sostiene che essa sia opera del fratello di Gesù, figlio di Maria e Giuseppe, e chi parla del nostro Autore come di un cristiano colto, di origine pagana, della seconda o terza generazione cristiana.

Per ora l'origine di questa bellissima epistola è ancora un enigma.

Per Lutero, come è noto, la lettera di Giacomo, era una "lettera di paglia" a causa del passo apparentemente antipaolino di Giacomo 2, 14-26 in cui l'Autore mette in guardia contro una "fede senza opere".

In realtà per molti aspetti l'Epistola di Giacomo è un testo unico del Secondo Testamento e "offre alle comunità un insegnamento di etica sociale di grande acutezza" (Francois Vouga).

Per Giacomo non esiste tanto la questione dell'ortodossia: per lui è decisiva l'ortoprassi. La scelta di fede passa per una vita povera a favore dei poveri.

I destinatari sembrano uomini e donne di condizione povera, spesso sfruttati e oltraggiati dai loro padroni eppure, in qualche modo, esposti alla tentazione di piegare la schiena ai potenti o di lasciarsi sedurre dallo stile di vita dei ricchi.


Chiara demarcazione


Se Dio ha scelto i poveri (versetto 5), la strada è segnata per ogni discepolo di Gesù.

Dal versetto 2 al versetto 6, l'Autore della lettera descrive uno scenario comunitario che merita un rimprovero pesante:"Voi avete disonorato il povero".

Il quadro è chiaro: era arrivato nel raduno della comunità qualche ricco notabile che subito aveva guadagnato il primo posto, quello comodo e in vista.

Qualche povero era rimasto in piedi.

Questo comportamento era intollerabile per Giacomo perché era la logica e la prassi del mondo, quelle che vigevano in tutti i territori dell'impero. Si trattava di capovolgere questa mentalità "imperiale" e mettere al primo posto il povero.

E Giacomo rincara la dose: sono i ricchi che vi tiranneggiano, vi portano in tribunale, bestemmiano la vostra fede e … voi ancora li onorate?

La "confessione della fede" per questa epistola non è espressa in dottrine o in elaborazioni teologiche: il tutto si decide nel vivere come "partigiani" dei poveri, rifiutando il mondo dei ricchi che, in queste pagine, non sono mai chiamati fratelli.

Bisogna dire che questo quadro di una assemblea cristiana che omaggia i potenti è ancora assolutamente attuale. Troppi ricchi nelle prime file delle basiliche. In Vaticano poi i più grossi ladri, assassini, corrotti e sporcaccioni sono sempre proni al bacio del sacro anello e i poveri guardano con scandalo questo spettacolo di inchini e riverenze tra potenti. È il volto blasfemo della nostra chiesa.


Parole che non si sentono purtroppo


Il capitolo cinque è la descrizione molto concreta della vita dei ricchi, degli oppressori ed enuncia, nel consueto stile apocalittico, il giudizio di Dio sul loro agire.

Va detto: oggi la predicazione cristiana non parla chiaro, accarezza i ricchi, li tiene in considerazione perché "contano" nella società e sono benefattori, difendono i privilegi della chiesa e formano causa comune.

Sto finendo la lettura di "Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI" (Edizioni Chiarelettere) di Gianluigi Nuzzi. Si tratta di un panorama ben individuato di quel mondo ricco, carrieristico e corrotto che dimora nei sacri palazzi. Lo strapotere, gli intrallazzi, gli inganni, la ricerca della carriera ad ogni costo fanno provare al lettore un disgusto tale da esporre al vomito. Si noti: il libro è costruito su documenti precisi.


La speranza


Come l'epistola di Giacomo ci testimonia, per noi cristiani, per le nostre comunità e per le chiese in generale non c'è altra strada che accogliere questo messaggio crudo: occorre operare uno strappo, rompere i legami iniqui con i potenti, con il mondo degli affari, con gli intrallazzi. Si tratta di fare della chiesa di Gesù, diventata una spelonca di ladri, la casa accogliente dei più deboli della terra. Bisogna cambiare campo.

Giacomo, con le sue roventi parole, denuncia la nostra tendenza a tenere i piedi in due staffe. Negli anni del Concilio alcuni padri avevano fatto risuonare nell'aula conciliare che "la chiesa doveva passare ai poveri, agli impoveriti".

Non è stato così. Eppure in ogni parte del mondo e della chiesa ci sono uomini e donne che stanno vivendo questo "passaggio", anzi lo hanno compiuto e lo compiono ogni giorno.

La strada di Gesù non si può percorrere nel compromesso.

Oggi cresce il divario tra ricchi e poveri, tra garantiti e sprovvisti di garanzie; le chiese cristiane non possono limitarsi a dichiarazioni equidistanti, piene di retorica pauperistica.

L'impegno è di rompere questa alleanza tra denaro, potere e gerarchie.

Con l'aiuto di Dio, fissando lo sguardo e il cuore sullo stile di vita di Gesù, ognuno di noi può portare un sassolino per costruire questa strada.

E poi … impariamo da Giacomo a vivere nella sobrietà e a parlare con chiarezza.


Dio di Gesù,

voglio mettere tutto il cuore in questo cammino,

ma vorrei ricordarmi che il mio cuore non è il Tuo.

Voglio battermi per le cause che sento giuste,

senza pensare che esauriscano la Tua causa.

Voglio buttarmi in ciò che scopro come novità vitale,

ma senza pensare che le mie "scoperte"

siano la verità o la necessaria scoperta di tutti.

Se non fosse che Tu, o Dio,

"ogni mattina mi apri l'orecchio perché io ascolti (Is.50.4)

già da lungo tempo mi sarei comodamente disteso

nel letto dell'indifferenza.

Posso contare sul Tuo paziente intervento.

Per questo Ti benedico di cuore.