Non esiste solo una reale possibilità per una comunità di riconoscere e formare nuovi pastori, come accennavo nella riflessione di ieri su questo blog, ma la cura pastorale nella mia esperienza ha ancora altre dimensioni.
Essa risponde ad un bisogno di riservatezza. Il più delle volte la persona che vive condizioni di emarginazione nella chiesa e nella società, che vive un amore con un prete, una persona transessuale, il prete gay, l'uomo e la donna che hanno sentito pesare sui loro cuori le regole ecclesiastiche (e tante altre situazioni di esistenza) cerca una persona per lei degna di fiducia e che svolga questo servizio dell'ascolto e del dialogo anche a partire da una fede liberante.
Nella mia esperienza questa "cura pastorale" è oggi al centro del mio impegno. Sono sempre più numerose le persone che chiedono incontri personali per scoprire l'apporto di felicità che una fede liberante può dare. La richiesta spessissimo mette come condizione che la partenza sia il tu per tu con la persona individuata. Sovente è il pastore o il presbitero.
Molte persone delle comunità cristiane di base non trovando in esse garantita per il futuro una presenta di cura pastorale, sono passate alla chiesa valdese. Succede da Belluno, a Milano, a Torino, a Pinerolo. Io stesso dono stato felice accompagnatore verso questa scelta. È troppo semplice dire a questi fratelli e a queste sorelle che la loro scelta è una comoda ricerca di sicurezza.
Ma la cura pastorale nel mio ministero itinerante mi ha fatto sperimentare un dono di Dio ancora diverso. Sovente alcune persone cercano l'incontro per potere rileggere insieme un percorso di vita. Sono persone che spesso non incontrerò più vista la lontananza. Ma come mi confidava Francesca Spanu, quando lei incontrò il "pastore valdese giusto" la sua vita di fede fu come risvegliata. C'è, infatti, una cura pastorale che, per dono di Dio, accende la fiamma, fa intravedere un Dio bello, un Dio che interessa… Allora la persona, anche se non avrà a portata di mano una comunità aperta e liberante, farà il suo cammino di ricerca e le dottrine dell'ufficialità cattolica non saranno più per lei rilevanti.
A me successe quando incontrai il mio rettore di seminario: la sua vita mi trasmise l'idea di un Dio interessante. Chi in Spagna partecipa ad un gruppo biblico con il teologo Pagola, può avvertire un "contagio di fede viva e sovversiva", come mi disse un mese fa un prete spagnolo che incontrai.Voglio dire che la cura pastorale assume dimensioni diverse secondo le diverse "vocazioni".
Io prego spesso perché Dio doni alle chiese cristiane dei "pastori secondo il Suo cuore", donne e uomini che con fiducia in Dio facilitino con il loro accompagnamento l'aprirsi di sentieri nuovi per i più deboli di ogni comunità.
Franco Barbero