lunedì 29 ottobre 2012

Il prefetto di Napoli umilia il prete anti-clan

Forse avrebbe dovuto chiamarla "eccellenza" nel rispetto del protocollo. Ma don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano alle porte di Napoli, territorio assediato dalle discariche abusive di materiali tossici, era lì  soprattutto per parlare di questioni spinose. Invece ha avuto il torto di rivolgersi al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola "signora". L'appellativo ha suscitato le ire del collega-prefetto, Andrea De Martino, che a giorni lascerà la sede di Napoli per la pensione.
E' accaduto a un incontro in prefettura con venti sindaci, i vertici delle forze dell'ordine e i rappresentanti delle altre istituzioni. Al momento dell'audizione, il parroco della "Terra dei fuochi" tormentata dai roghi tossici e dall'amianto, ha esordito: «Una mattina sono andato dalla signora (rivolto alla Pagano, prefetto di Caserta, ndr). La signora è stata così gentile da ricevermi». Evidentemente troppo per De Martino, che ha interrotto il sacerdote: «Ma quale signora, è un prefetto della Repubblica italiana, abbia più rispetto per le istituzioni».
Don Patriciello, alle spalle anni di impegno per la salute dei cittadini dell'area nord di Napoli, di fronte alla mortificazione del prefetto sui titoli onorifici, è rimasto sorpreso e confuso: «Non era mia intenzione offendere, se vuole posso anche andarmene». Ma sua eccellenza De Martino ha insistito: «Può anche andarsene, ma prima cerchi di capire cosa sto dicendo. Chiamandola signora l'ha offesa e ha offeso anche me».
In poche ore il video che documentava il diverbio ha fatto il giro del web e il dissenso si è diffuso su Facebook, dove si è formato un gruppo con 1.800 adesioni: tutti continuano a sollecitare le scuse del prefetto al parroco. Anche Roberto Saviano dice: «II prefetto si scusi o bisognerà chiedere le sue dimissioni. Da anni don Maurizio è presidio di legalità e umanità. E' lui lo Stato in quel territorio». E De Martino replica: «Al di là dei toni accesi, dei quali mi dolgo, non si è registrata alcuna distanza tra istituzioni e cittadini. Il parroco conosceva il prefetto Pagano e il suo ruolo. Ho ritenuto doveroso invitarlo a rivolgersi a lei con il  titolo di prefetto perché riconoscesse nel suo interlocutore il ruolo e le responsabilità. Se qualcuno si fosse rivolto a don Patriciello come "signore", avrei chiesto ugualmente il rispetto per l'istituzione che rappresenta».
Stella Cervasio
(Repubblica 21 ottobre)