lunedì 26 novembre 2012

PUSSY RIOT

Dobbiamo scorgere il disegno superiore nei piccoli gesti, la tendenza precisa in un insieme di segni che sembrano casuali, l’orientamento generale in fenomeni specifici. Le femministe della seconda ondata sostenevano che «il privato è politico». È vero. Il caso delle Pussy Riot dimostra come tre persone accusate di disturbo della quiete pubblica possano dare vita a un movimento politico.

Questo particolare caso di oppressione e persecuzione ai danni di chi ha osato prendere posizione contro un paese autoritario ha mobilitato il mondo intero: attivisti, punk, pop star, funzionari governativi, attori, ecologisti, femministe, teologi islamici e cristiani. Tutti pregano per le Pussy Riot. I problemi privati sono diventati una vera e propria questione politica. Il processo alle Pussy Riot sta riunendo forze diverse e opposte. È difficile credere che non sia solo un sogno.

Qualcosa di incredibile sta accadendo nella politica russa moderna: una pressione esigente, incalzante, potente e costante della società sulle autorità del governo. Sono grata a tutti quelli che gridano: «Pussy Riot libere!». Stiamo scrivendo la storia, un fondamentale evento politico, e il sistema messo in piedi da Putin sarà sempre meno capace di controllarci. Qualunque sia il verdetto, abbiamo già vinto perché abbiamo imparato ad arrabbiarci e a farci ascoltare politicamente. Tutti i membri del collettivo Pussy Riot sono entusiasti della nostra capacità di incitare all’azione i concittadini; siamo felici che la nostra passione politica sia riuscita a unire persone di lingue, culture, stili di vita e status politici ed economici differenti. Kant avrebbe detto che il solo motivo per cui avviene questo miracolo è il fondamento morale della condizione umana. Grazie del miracolo.

(16 agosto 2012, Nadežda Tolokonnikova)

(L’Unità 21 novembre)