giovedì 27 dicembre 2012

DA "CRITICA LIBERALE"

     

 CORPO SENZA TESTA


Marco Pannella qualche giorno fa si è fatto due conti e ha preso atto che il partito radicale nella legislatura defunta aveva potuto rubare qualche posto nelle liste pd ma che il gioco non si poteva ripetere dopo la sceneggiata oscena del novembre '11, quando i deputati radicali – per avere due righe sui giornali – si mostrarono a tutt'Italia come gli ultimi ascari del regime berlusconiano. Con sovrano disprezzo degli elettori di centrosinistra che li avevano spediti a Montecitorio. Così bisognava trovare un'altra soluzione. Certo, presentarsi autonomamente non era possibile, data l'esiguità dell'elettorato radicale. Allora Pannella ha riaperto vecchi cassetti e ha rispolverato un antico canovaccio, usurato e patetico come sempre, ma ancora comunque da effettaccio sulla stampa corriva. Così abbiamo subìto un altra volta quella che i radicali squamanti di ammirazione definiscono “la politica fatta col corpo”. Bisognava trovare un'occasione incontestabile e commovente. Cosa c'è che grida vendetta in Italia più delle condizioni delle carceri? Ben trovato, vecchia talpa. Peccato che i tempi, a Parlamento e Governo chiusi e in piena campagna elettorale, non siano i più adatti per una qualunque decisione. Mancano gli interlocutori istituzionali. Quindi Pannella riapre il teatro a uso non si sa di chi. E pretende da tutti, e quindi da nessuno, la soluzione dell'amnistia. La solita. La più sbagliata, la più distraente rispetto ai veri problemi, una panacea di brevissima durata fortemente stridente con lo Stato di diritto, che come ha dimostrato l'esperienza di questi anni non risolve assolutamente nulla. Serve solo a inquietare i benpensanti e a convincerli a votare a destra. Chiedete il parere a Prodi sui danni che si inflisse da solo con l'ultimo condono. Ma Pannella voleva davvero l'amnistia? Dopo pochi giorni il guru radicale mostra il suo vero obiettivo, che è squisitamente elettorale. E condiziona la fine della sua “lotta” all'accettazione da parte di vari personaggi spettacolari della candidatura nella sua lista. Quando ho letto il persino sgarbato aut aut a Roberto Saviano o a Vasco Rossi “o entrate in lista con me o mi lascio morire”, mi è venuto un brivido alla schiena. Conosco Pannella da molti decenni. So che è in grado, pur di fare spettacolo, di mettere l'intero gruppo dirigente del suo partito in mutande, anzi senza mutande, in pubblico palcoscenico. Ma non credevo che la cosiddetta nonviolenza potesse arrivare a una così inusitata violenza ricattatoria. Saviano gli ha risposto che lui si sceglie da solo i temi e i modi con cui fare politica. Mi sono perduto la risposta di Vasco. Spero che sia stata ugualmente all'altezza. Comunque per ora è cessata la ridicola lotta “col corpo”. Sarebbe ora che cominciasse quella con la testa.        Enzo Marzo