Desmond Tutu, l'arcivescovo sudafricano insignito del Nobel per l'opposizione non violenta all'Apartheid, ha stilato una lettera di protesta contro l'assegnazione del premio all'Unione europea. «La Ue non è certo paladina della pace nel senso inteso da Alfred Nobel. E il premio di 8 milioni di corone svedesi (920 mila euro) quest'anno non va versato». L'epistola, datata 28 novembre, è firmata da altri due Nobel: Mairead Maguire, protagonista nella soluzione pacifica del conflitto in Irlanda del Nord, e di Adolfo Pérez Esquivel, artista e difensore dei diritti civili durante la "Sporca guerra" in Argentina.
La decisione del Comitato di Oslo in un anno segnato dalla crisi nella Ue, dalla disoccupazione e da tumulti di piazza, ha già sollevato critiche. La motivazione ufficiale ricompensa «la promozione della pace e della riconciliazione, la democrazia e i diritti umani» in Europa nel sessantennio dal dopoguerra. Ora Tutu, Maguire, Esquivel assieme a scrittori, avvocati e attivisti, nonché all'Ufficio internazionale per la pace di Ginevra, vincitore nel 1910, argomentano che l'Unione promuove, invece, «la sicurezza fondata sulla forza militare e il ricorso alle guerre anziché la necessità di un approccio alternativo».
La lettera rinfocola le polemiche: già sei leader europei hanno respinto l'invito alla cerimonia del 10 dicembre in Svezia, e fra questi il premier britannico Cameron. Proprio da Londra arrivano i commenti più sferzanti. «Solo un cuore di pietra non muore dal ridere», dice l'ex Gran Cancelliere Lord Lamont: «È la scelta più ridicola dopo il Nobel della pace a Barack Obama, due minuti dopo la sua ascesa alla presidenza».
(Repubblica 1 dicembre)