lunedì 7 gennaio 2013

COMBATTERE LA POVERTÀ. IL PROSSIMO GOVERNO DEVE INIZIARE DA QUI

 

Siamo una famiglia invisibile. Ho tre bambini – di 13, 11 e 6 anni -, vanno a scuola senza libri. Sono disoccupato da 7 mesi, non posso più pagare l’affitto, lo sfratto è già arrivato. Vado a chiedere lavoro e mi dicono che c’è la crisi e che il lavoro non c’è. Non lasciatemi solo, per favore.

(Angelo Petrella)

 

La priorità del governo che verrà, dopo le elezioni, dovrebbe essere una lotta serrata alle situazioni di povertà del tipo di questa. Abbiamo vissuto per anni preoccupandoci solo dello spread e dell’andamento delle Borse. Se il miglioramento degli indici macroeconomici corrisponde a un peggioramento delle condizioni di vita di una quota importante della popolazione e a un sostanziale abbandono delle fasce deboli (detenuti e invalidi, immigrati e persone prive di casa e di lavoto) qualcosa non va nel funzionamento di uno Stato che dovrebbe, secondo la Costituzione, rimuovere gli ostacoli a una piena realizzazione dei diritti di tutti. non aver ancora previsto sussidi di disoccupazione per situazioni come questa o caricare l’Imu su bilanci familiari appena sopra la soglia di povertà è un modo infame per far pagare a chi ha di meno il prezzo di una crisi che avvantaggia chi ha di più. Combattere la povertà vuol dire prima di tutto accorgersene, preoccuparsi del modo in cui le risorse e le opportunità sono distribuite, un compito che sembra poco interessante a chi preferisce parlare di ricchezza globale del Paese. L’Inghilterra era il Paese più ricco del mondo mentre le condizioni della classe operaia erano quelle descritte da Engels nel 1844. Compito della politica è quello di occuparsi del bene di tutti, non solo degli indici della Borsa e dei capricci del dio mercato.

(Luigi Cancrini, L’Unità 30 dicembre)