sabato 26 gennaio 2013

QUANDO LA BIBBIA PUNGE


Ho avuto la gioia di accompagnare due gruppi biblici settimanali della comunità nell’intera lettura del “Libro di Isaia”. Due gruppi molto diversi, ma altrettanto appassionati.

Leggere per intero i 66 capitoli di “Isaia” (non scegliendo solo le “gemme”) è un’avventura, una sfida, una “sicura battaglia” ad ogni incontro.

Linguaggi, metafore, toni, personaggi, culture, ripetizioni, ribadimenti, tenerezze, odio, vendetta, minacce ... tutto sembra scritto per invitare a richiudere presto il libro ... in preda alla confusione, allo sconcerto, alla delusione, allo scandalo.

Insieme abbiamo cercato, con la ricchezza di ricerche e commenti che la tradizione ebraico – cristiana ci mette a disposizione e che le letture storico – critiche e femministe ci offrono, di andare dentro al testo, di lottare con esso, di avvicinarci e di allontanarci, di riconoscerne ombre e luci, di prendere coscienza del fatto che scrittori – redattori – lettori e lettrici siamo “gente di mondi diversi , di culture lontane...
Dunque, come pellegrini/e alla ricerca del Dio accogliente, come viandanti, esploratori e adoratori del mistero del Dio dell’amore, abbiamo lentamente riscoperto che le Scritture sono una pro-vocazione, un “pane duro”, a volte indigesto. Esse non ci offrono un bignami della morale, un codice di regole preconfezionate, pronte ad ogni uso. Tanto meno ci offrono una bella fotografia di Dio, una rassegna edificante di relazioni umane, un piatto di vivande da mangiare senza discernimento. No, esse non sono la Parola di Dio che discende dal cielo e che la penna degli Autori e redattori ha semplicemente, fissato, “eternizzato”. No, Dio non sollecita la nostra recettività passiva. Piuttosto ci chiama alla responsabilità creativa, storicamente e culturalmente situata nel nostro tempo. Ecco allora che il “tesoro delle Scritture” comincia ad illuminarsi, a “parlarci” in modi diversi. Esse ci trasmettono le testimonianze, illuminanti e tenebrose, di uomini e donne (in verità molto condizionate da una cultura patriarcale) alla ricerca del Dio della giustizia, del Dio degli oppressi, anch’essi sempre “apprendisti” alle prese con un Dio “che si nasconde”, forse per impedirci il vanto blasfemo di possederlo.

In quelle provocanti, seducenti e sconcertanti testimonianze quegli Autori ci sono parsi “nostri lontani parenti”. Infatti anche noi, nella nostra necessità di “pensare Dio” e il Suo mistero, cadiamo spesso nella tentazione di mettergli i panni della nostra cultura, di definirlo teologicamente, di “vendere in giro” e propagandare come “Suo volto” una nostra legittima immagine. Questo è il “tema teologico” sul quale amai riflettere in alcuni miei libri degli anni 70 – 80. Ma, paradossalmente, questi linguaggi ambigui e “pericolosi” della Bibbia autorizzano a rivolgerci a Dio con i mille nomi che troviamo nei nostri cuori.

Attraverso questi “passaggi” e confronti ho visto che nei gruppi è nata, è cresciuta la passione della lettura di Isaia. Dunque, leggere le Scritture di Isaia significa anche fare i conti con la passione, le passioni, i tormenti, le speranze e soprattutto la fede dei profeti e dei poveri nel Dio della giustizia. Per noi può comportare il dono di riaccendere ogni giorno la nostra fiducia in Dio e il nostro impegno “di parte”, cioè dalla parte degli ultimi e delle ultime.

Per me è stato arricchente partecipare allo “scambio di gruppo”, all’intreccio così vivo degli interrogativi, dei dubbi, delle “scoperte”, delle preghiere. Nelle voci ho sentito i palpiti dei cuori dei miei fratelli e delle mie sorelle. Le Scritture, lette in fretta, sono acqua che passa e va. Perché la Scrittura diventi “Parola di Dio” deve essere custodita nei nostri cuori, riletta, riascoltata. “L’ascolto, infatti, passa per il travaglio del custodire” (Lidia Maggi). Essa allora convive con i nostri giorni, con le nostre gioie e le nostre pene. Getta il ponte per “gustare” la bontà di Dio, la Sua compagnia.

Ora eccoci: stiamo per iniziare la lettura del libro del profeta Geremia. Teniamoci pronti: è un’altra sfida.

Grazie, o Dio, Tu sei il mistero più luminoso; sei la luce più sconcertante, sei la sorgente della vita eppure giochi a nasconderTi. Non cesserò mai di cercarTi perché so che Tu sei sempre alla ricerca di tutte le Tue creature. Solo così non diventerai mai per me un idolo. Ti cerco con gli “strumenti” più raffinati delle scienze bibliche, ma Ti adoro con il cuore del fanciullo più ingenuo e intravvedo la Tua ombra e la Tua luce negli occhi dei più poveri della terra.
                                                                              Franco Barbero