sabato 30 marzo 2013

NON DIMENTICARE CHIARA

Nel 1216 il vescovo Giacomo da Vitry descrisse in una lettera lo scempio a Perugia del cadavere di Innocenzo III e la corruzione della curia. Aveva però fatto anche una scoperta positiva: in quella regione «ricchi e laici d'ambo i sessi, spogliandosi di ogni proprietà per Cristo, abbandonavano il mondo. Si chiamano fratelli minori e sorelle minori». Di giorno gli uomini predicavano nelle città e nei paesi, di notte si dedicavano alla preghiera. «Le donne invece abitano insieme in alcuni ospizi non lontano dalle città, e non accettano alcuna donazione, ma vivono del lavoro delle proprie mani». Dunque il progetto di Francesco all'inizio era aperto anche alle sorores minores, un nome che non a caso la Chiesa volle poi cancellare. Francesco aveva pensato a un gruppo di uomini e donne che vivesse in modo paritario la fraternità evangelica, senza poteri, fattisi poveri. Prossimo a morire, ricorda il biografo Tommaso da Celano, comandò ai frati di continuare a prendersi cura di Chiara e delle compagne perché, disse, «uno solo e medesimo Spirito ha fatto uscire i frati e quelle Dame poverelle da questo mondo malvagio», aggiungendo per spiegare la sua premura nei loro confronti: «Non averle chiamate, certo, non sarebbe stata colpa, ma non averne cura dopo averle chiamate sarebbe enorme crudeltà».
Chiara Frugoni
(Repubblica 15 marzo)