venerdì 29 marzo 2013

SANITÀ, IL CARO-TICKET SPINGE VERSO IL PRIVATO

  

Curarsi presso le strutture pubbliche è sempre più caro e chi ha bisogno di fare esami o visite specialistiche sempre più spesso si rivolge ai privati e paga di tasca propria. Non si tratta di una minoranza: la tendenza a rifuggire dal pubblico riguarda ormai più della metà degli assistiti, il55%per l’esattezza. Il perché va ricercato soprattutto nei rincari dei ticket che l’anno scorso sono aumentati del 40% e che uniti a liste di attesa a volte improponibili spingono lontano dal Servizio sanitario nazionale. Inoltre le strutture private si sono fatte agguerrite e non è raro trovare tariffe concorrenziali con il pubblico. Basti pensare che la spesa privata ha superato il tetto dei 30 miliardi anche se in calo dell’1% a causa della crisi. La tendenza è registrata nel Rapporto Oasi curato dalla Bocconi e presentato ieri dalla Fiaso, la federazione delle Asl e degli ospedali. C’è un dato poi che più di altri racconta questo ricorso al welfare fai-da-te: il numero delle badanti (774mila quelle censite, ma si pensi a tutto il «nero» del settore) supera ormai i dipendenti di Asl e ospedali (646mila in tutto).

PIÙ TASSE E MENO SERVIZI

In questa anni di tagli e di spending review si è sempre detto che si possono eliminare gli sprechi senza ridurre i servizi. Stando al Rapporto non è così: «C’è il rischio che alla riduzione degli input faccia seguito la riduzione degli output» spiegano dalla Bocconi. In pratica, se tagli i finanziamenti, il welfare si riduce. In un Paese, tra l’altro, che rispetto al Pil o al reddito pro-capite, ha la spesa sanitaria più bassa d’Europa e che nell’arco del prossimo biennio dovrà tagliare altri 30 miliardi per effetto delle manovre di Monti e Berlusconi.

C’è dell’altro. Le Regioni in affanno con i bilanci ripianano i conti o evitano che i buchi diventino voragini, introducendo nuove tasse. I tributi locali in soli due anni sono aumentati di 5 miliardi. Maggiorazioni delle addizionali Irpef, aumento delle aliquote Irpef, rincari del bollo auto e cartolarizzazione dei debiti sono gli strumenti usati da un bel numero di Regioni. Nel 2012 l’aliquota media dell’addizionale Irpef, secondo dai Uil, è passata da una media dell’1,19% all’1,49, pari a 2,4 miliardi di euro prelevati dalle tasche dei contribuenti, che aggiunti ai 2,2 del 2011 fanno quasi 5 miliardi (in più) versati dai contribuenti al fisco per ripianare i deficit di Asl e ospedali. Contribuenti tartassati, assistiti costretti a curarsi dai privati. A maggior ragione se si vive al Centro-Sud: qui la maggioranza dei cittadini giudica inadeguati i servizi offerti dal Servizio sanitario nazionale (53,5% al

Centro e 62,2% al Sud contro una media Italia del 43,9%).Eil trend è del tutto negativo, come mostra quel 31,7% di assistiti che giudica peggiorati i servizi sanitari della propria regione.

Una situazione che penalizza gli anziani più di altri. «Rappresentano il 50% degli utenti del Servizio sanitario nazionale», premette la leader dello Spi-Cgil Carla Cantone per poi ribadire che «i ticket sono unavera e propria tassa sulla salute. Per effetto dell’introduzione dei nuovi ticket da parte del governo Berlusconi nel 2014 la spesa arriverà a toccare quota 4 miliardi di euro, di cui 2 presi dalle tasche degli anziani». «E - conclude - un numero sempre più elevato di persone saranno costrette a rinunciare alle cure».

(Giulia Pilla, L’Unità 20 marzo)