venerdì 26 aprile 2013

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


"RESTATE UMANI E CERCATE ..."

(Geremia 29, 1-13)


Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al resto degli anziani in esilio, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il resto del popolo che Nabucodònosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia; la mandò dopo che il re Ieconia, la regina madre, i dignitari di corte, i capi di Giuda e di Gerusalemme, gli artigiani e i fabbri erano partiti da Gerusalemme. Fu recata per mezzo di Esalà figlio di Safàn e di Ghemarìa figlio di Chelkia, che Sedecia re di Giuda aveva inviati a Nabucodònosor re di Babilonia, in Babilonia.

Essa diceva:

"Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia: Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie , scegliete mogli per i figli e maritate le figlie; costoro abbiano figlie e figli. Moltiplicatevi lì e non diminuite. Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere.

Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni, che essi sognano. Poiché con inganno parlano come profeti a voi in mio nome; io non li ho inviati.

Oracolo del Signore.

Pertanto dice il Signore: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo. Io infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò; mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore.

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La situazione che questa pagina del libro di Geremia ci descrive ha un antefatto complesso. Da tempo, dopo la morte di Giosia, il re fedele, avvenuta nel 609 in battaglia contro l'Egitto, il regno di Giuda, cioè il Sud, viveva una lacerazione.

Sotto l'empio e corrotto re Joakim dilaga la corruzione dei sacerdoti, dell'intera casa regnante (anni 609-598) e i profeti di corte seducono il popolo con illusioni: se ci schieriamo con l'Egitto, Babilonia non ci toccherà. Erano puri calcoli politici, di interessi di casta, diffusi per nascondere un sistema di corruzione che permetteva ai capi di continuare a mantenere i loro privilegi.


Il senso della realtà


Geremia, che scendendo dal Nord, aveva sostenuto la riforma di Giosìa, che voleva una "religione del cuore", scrive questa lettera ai deportati quando ormai Nabucodonosor, re dei Babilonesi, ha occupato Gerusalemme e ridotto il Tempio ad un ammasso di rovine.

Anche tra i deportati c'erano "falsi profeti" che annunciavano un immediato ritorno a Gerusalemme predicando una aperta ribellione ai babilonesi. Fu pura illusione. Si aprì il periodo del dominio di Babilonia e le carovane, dapprima con i notabili e poi con il "ceto medio", si diressero a Babilonia.

Là nella deportazione il "Deuteroisaia" ed Ezechiele parleranno al popolo: è tempo di renderci conto del punto in cui siamo arrivati, ripensare la nostra storia, assumerci le nostre responsabilità, ritornare a Dio con tutto il nostro cuore e costruire un futuro "altro".

A questo punto si inserisce questa appassionata lettera di Geremia.

Il profeta ha il senso della realtà."Non fate i sognatori a vanvera. Se vi ribellate, sarà per voi una strage. Invece, vivete una resistenza non violenta, costruttiva, piena di speranza. Rileggete la storia, interrogate il vostro cuore"...

"Ora che non avete più una terra, potete o disperare o costruire castelli in aria oppure rimanere umani e approfondire la vostra identità".


Tempo di rigenerazione


Il suo messaggio non è affatto un invito alla rassegnazione. Al contrario: è l'annuncio che, attraverso la rigenerazione interiore e la conversione dei cuori, è possibile progettare un futuro pieno di speranza che Dio tiene aperto per i Suoi figli ora deportati.

I versetti 5-6-7 costituiscono un pressante invito a non cedere né alla disperazione né all'illusione che tutto cambierà dall'oggi al domani. "Date senso alla vostra vita quotidiana, all'orto, alla vita di famiglia, abbiate cura di voi e della città in cui vivete". Addirittura Geremia aggiunge due particolari: nella vostra preghiera ricordatevi di Babilonia e sappiate che la vostra felicità dipende dalla felicità e dalla prosperità della città in cui siete ora.

Geremia resta, tra una prigione e l'altra, in Giuda accanto al "ceto" più povero. Sappiamo che finirà deportato e perseguitato in Egitto, tradito da tutti, ma non dal suo "segretario" Baruch. Ma il suo messaggio ai "deportati" può parlare ancora oggi a noi.

Ci sono stagioni nella vita in cui sembra che ci manchi la terra sotto i piedi. Anzi, crolla davvero un mondo …

Si pensi al lavoro, alla povertà crescente, alla disperazione galoppante. Il rischio è di aspettare da qualche comico salvatore della patria la svolta salvifica. Il cammino è più lungo e difficile. Bisogna, come a Babilonia, progettare qualche cosa di più impegnativo e cambiare strada. Ma occorre "ricreare" una quotidianità diversa, una prospettiva diversa. La svolta deve essere personale, collettiva, interiore e politica.

Il progetto liberista-capitalista è senza futuro come le religioni del potere.

Così è per il cristianesimo: o una storia che fa corpo con i poveri o una istituzione da museo.


Un futuro pieno di speranza


Come Geremia possiamo vedere e ritrovare in questa stagione l'opportunità, l'urgenza e la forza di generare un futuro "pieno di speranza".

Ecco la fecondità del messaggio profetico che Gesù espresse e incarnò all'ennesima potenza. Ma la condizione è che noi, concretamente coinvolti in questo oggi, rimanendo attivi e creativi, "cerchiamo con tutto il cuore" Dio, il Suo regno di giustizia e i sentieri verso un futuro altro.

Le parole di Geremia possono essere lette per ciascuno/a di noi. Volere "il bene della città e pregare per essa" significa che non possiamo fuggire in sogni evasivi o ricavarci uno "spazietto" sociale o ecclesiale al riparo dalla situazione collettiva . È l'irrinunciabile dimensione della cittadinanza attiva nella società e nella chiesa. Io ci devo mettere la faccia, il cuore, la testa, le idee, le mani … in prima persona.


Ti prego


Dammi la perseveranza

di cercare e praticare ogni giorno

i sentieri del bene comune

coivolgendo in essi tutto il mio cuore.

Ma aiutami a distinguere la speranza costruttiva dalle illusioni e dai sogni evasivi.