venerdì 26 aprile 2013

DI FRONTE AI CONVIVENTI L’ITALIA RESTA SENZA PAROLE

Convivenze alle stelle e matrimoni in calo.
Secondo alcune stime fra cinque, o al massimo sei anni, le coppie di fatto saranno la maggioranza. Una mutazione antropologica che ha tempi sempre più rapidi. Mentre la lingua non ha la stessa velocità.
Così, tra famiglie che cambiano e parole che restano, il vocabolario arranca alla ricerca di compromessi terminologici per definire relazioni e ruoli inediti. Non si è più coniugi. Ma si prova un certo disagio a venir presentati come conviventi, amici. O fidanzati quando si è pluridivorziati. E addirittura ragazzi, anche se non si ha più l'età. Senza parlare dell'offensivo concubini. Col risultato che l'attrito fra nuove situazioni e vecchi vocaboli provoca spesso imbarazzo.
Il fatto è che il lessico famigliare tradizionale ha dei termini dal senso preciso e inequivocabile, perché istituzionalizzato da sempre. Una moglie è una moglie e un marito è un marito. Mentre non è così per nomi sostitutivi come compagna e compagno, che in origine non hanno nulla a che fare con l'unione coniugale. Ma piuttosto con la solidarietà, letteralmente con la condivisione del pane. Non parliamo poi di partner, che ha un senso economico, o semplicemente sessuale. Cosa fare allora per riportare avanti l'orologio della lingua? Prima di tutto una riforma del diritto di famiglia al passo con la rivoluzione dei valori e delle sensibilità. Fatta la legge, le parole si troveranno da sole.
Marino Niola
(Il Venerdì 8 marzo)