sabato 1 giugno 2013

Due Italie nel discorso di Napolitano

Il discorso di re-insediamento di Napolitano è stato un severo rimprovero, ben meritato, al Parlamento e alla politica. L'ho apprezzato. Ma l'applauso più lungo e solenne (Napolitano stesso ha posato i fogli per applaudire) è stato tributato all'esercito e alle «missioni di pace». Fa tristezza e vergogna che lo stato trovi il suo simbolo più alto - come avverrà ancora il 2 giugno - nelle armi omicide per natura, e nella guerra chiamata pace, spacciata per giusta azione di ordine pubblico in difesa delle vittime.
La vittima sacrificale per eccellenza, immolata proprio su un altare primitivo, di una religione inumana, è quel giovane soldato ignoto, mandato a morire, quasi 100 anni fa, in quella «inutile strage», che l'Italia, ancora oggi ignota a se stessa, considera una sua mitica vicenda fondativa.
Ben altra ricostruzione e correzione merita la nostra storia, per poter avere un futuro giusto e umano.
Enrico Peyretti, Torino
(Rocca 15 maggio)