mercoledì 26 giugno 2013

NAZISMO INFORMATICO

Gentile Augias, seguendo la vicenda della senatrice Adele Gambaro alle prese con dirigenti e colleghi del M5S, leggo titoli asettici, quasi prese d'atto di quanto sta avvenendo. Ci si rende conto di quanto scorre davanti ai nostri occhi di cittadini di uno stato democratico liberale? La Costituzione non solo difende la libertà di pensiero e di espressione, ma la estende con il suo articolo 67 fino agli eletti in Parlamento rendendoli liberi da ogni vincolo di mandato. Se un partito vuole espellere un suo membro, lo fa e basta, ma questo non lo autorizza ad un processo pubblico di fatto. Stando a quel che leggo, Adele Gambaro sta subendo una riedizione di quei processi politici con tanto di richieste di ammissione di colpe e di pubbliche scuse al partito. Insomma le si chiede "La confessione", titolo del celebre libro di Arthur London sui processi stalinisti in Cecoslovacchia (e altrove) contro i gruppi "antipartito". Tuttavia, se è proprio la tragicità di quelle vicende a rendere ridicola questa, ciò è un motivo in più affinché la stampa e gli organi d'informazione si oppongano.
Giovanni Moschini - g.moschini@yahoo.it


I commenti per la verità non sono mancati, anche se non sempre adeguati alla gravità di quanto sta accadendo, su questo il signor Meschini ha ragione. L'aspetto istrionico e pagliaccesco non attenua anzi rende più evidente questa gravità. C'è odio nelle dichiarazioni di condanna verso Adele Gambaro e verso i dissidenti, c'è sia pure in forma simbolica, voglia di castigo e di pena. Gli autori di quelle "grida" probabilmente non si rendono conto che la loro tragicommedia ricalca, nelle forme che l'attuale situazione rende possibili (più in là non si può andare), rituali già applicati fin da tempi remoti per arrivare agli orrori del XX secolo passando attraverso i roghi per gli eretici e le streghe. Pensavamo di aver toccato il Nadir con le invettive e le maledizioni di Umberto Bossi, le sue rustiche manifestazioni di condanna e di dileggio; il duo Casaleggio Grillo è sceso ancora più giù, cosi giù che al confronto le lotte ai vertici del vecchio Pci e le vendette ordite nelle stanze ovattate di via delle Botteghe Oscure, diventano duelli tra gentiluomini. Riesco a individuare un solo vantaggio nella vergogna di quanto sta accadendo: la demolizione del mito della Rete che molti avevano elevato a criterio universale di democrazia diretta. Ora sappiamo che anche la Rete può diventare uno strumento fraudolento per manipolare il consenso e dare veste apparentemente legittima al gioco delle cooptazioni decise dal vertice. Il buon Calderoli con la sua "porcata" fa la figura di un vecchio Dulcamara che gira tutto sudato le piazze di paese; questi invece fanno quello che gli pare schiacciando nell'ombra un paio di bottoni.
Corrado Augias
(Repubblica 20 giugno)