martedì 30 luglio 2013

Quei diritti negati a una bimba di sei anni

Caro direttore, da giorni si stanno analizzando responsabilità e disfunzioni nel "giallo kazako": una mesta, cupa vicenda, grave in quanto lesiva dei diritti delle persone, inaccettabile per un Paese civile.
Come Garante per l'infanzia e l'adolescenza guardo dal punto di vista della bambina, sei anni, espulsa dall'Italia e imbarcata su un aereo privato con la  mamma Alma Shalabayeva. Destinazione il Kazakhstan. Destino: incerto, ad alto tasso di rischio. Cosa le succederà? Come si sono potuti ignorare i diritti e il futuro della piccola Alua? Che ne è della valutazione del suo superiore interesse, prevista dalla legge?
La bambina. Già, la bambina. Nelle dichiarazioni dei politici di questi giorni, nelle mancate assunzioni di responsabilità di troppi, alla luce degli effetti drammatici di questa sommatoria di singole azioni, chi si è sentito indegno del proprio incarico perché non ha difeso, anche, Alua?
E comunque le parole non bastano.
Questo caso infatti è conseguenza non solo di pesanti violazioni, ma pone di nuovo, e in modo cogente, l'urgenza di affrontare alcuni temi sul tappeto, che da mesi, in quanto Garante per l'infanzia e l'adolescenza, sollecito al Governo, al Parlamento e agli organi competenti. In particolare penso alla riforma della giustizia minorile, pressante per molte ragioni, ancora di più alla luce di quanto avvenuto in questa occasione, nella quale, se sono state rispettate le norme, allora vuol dire che queste norme sono da cambiare, urgentemente.
Non solo: occorrerebbe intervenire quanto prima sulle norme che disciplinano le espulsioni degli stranieri con particolare attenzione ai minorenni: l'attenzione mediatica che ha opportunamente garantito che questo caso non rimanesse nell'ombra, è negata a tanti altri bambini e adolescenti. E' urgente definire un quadro normativo che riduca al minimo, se non annulli, le possibili discrezionalità in casi come quello della mamma e della bambina kazaka.
Fatti, norme, non dichiarazioni di scuse.
Oltre alle leggi, necessarie per il vivere comune, mi piacerebbe che si ritrovasse il senso profondo dell'agire umano: il rispetto della dignità altrui. Mai più un caso come quello di Alma è di Alua. Ed ora che sia fatto tutto il possibile per proteggere questa mamma e questa bambina, affinché il rispetto dei loro diritti venga, infine, garantito.
Vincenzo Spadafora
L'autore è presidente dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

(Repubblica 22 luglio)