Giovanni - , 1, 1 - 18 |
1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. La liturgia di oggi ci riconduce al testo del Vangelo di Giovanni, uno dei passi poetici più significativi e, nello stesso tempo, una pagina tra le più travisate e manipolate. Non c'è stato nessun Dio che si sia fatto bambino, nessuna discesa di Dio dall'alto dei cieli. Leggendo storicamente Luca e Matteo, abbiamo imparato che Gesù nasce in una comune famiglia numerosa, di ceto medio-basso, da due giovani genitori che erano ebrei osservanti. Ora il genere letterario che caratterizza questi versetti del Vangelo di Giovanni, molto diffuso sia nel Giudaismo di quel tempo sia in tutte le letterature del mito redentore, è molto eloquente. Leggere questi versetti come una cronaca, senza rispettarne il linguaggio mitico e poetico, significa rifiutare l’apporto delle scienze bibliche per cadere in una gabbia dogmatica. Il mito dell’incarnazione L'immagine della discesa dal cielo designa l'iniziativa di Dio che si realizza attraverso Gesù. Gesù è davvero colui che Dio ha investito ed accompagnato nell'annuncio e nella testimonianza del regno, della Sua volontà. Incontrando Lui e ascoltando la sua testimonianza, noi non facciamo riferimento ad un teismo astratto, non vaghiamo nelle tenebre, ma siamo invitati ad entrare nella strada del Regno di Dio che in Gesù trova una realizzazione concreta. In lui la strada di Dio è carnalmente visibile, cioè concretizzata nella esistenza di una creatura umana. Possiamo dire che, alludendo alla missione di Gesù, questa pagina del Vangelo è una "celebrazione" dell' azione di Dio, vuole dirci la sollecitudine di Dio nei nostri riguardi, vuole indicarci "la via della vita". Certo, Dio ci viene incontro su mille sentieri, ma per il redattore del Vangelo di Giovanni, è l'esistenza umana, storica del profeta di Nazareth il "luogo" più chiaro e più significativo in cui noi possiamo trovare i segni del Dio vivente. Gesù, con la sua vita totalmente umana, esclusivamente umana, ha aderito con tutto il cuore alla "vocazione" che Dio gli ha assegnato, da diventare per noi l'epifania di Dio, la Sua trasparenza, il Suo testimone più affidabile, un "riflesso" della Sua luce. Ecco che cosa significa l'incarnazione: non è Dio che ha rivestito la nostra carne, ma piuttosto è che la nostra carne, cioè la nostra esistenza umana, può diventare manifestazione di Dio. Gesù, in tutto il Suo vivere, è stato manifestazione di Dio, un rimandare a Lui. Fu solo con il trascorrere dei secoli, quando tagliammo le nostre radici con l'ebraismo, che fu possibile passare alla concezione delle due nature in Gesù, una dottrina che oggi risulta inaccettabile ed inespressiva. Gesù non è un semidio o un essere mezzo uomo e mezzo Dio: è proprio nella sua vita umana, concreta, quotidiana, che Gesù diventa la più alta testimonianza di Dio per noi cristiani. Questa è la indicazione precisa che il Vangelo dà anche a noi: la nostra vita, se non respingiamo la luce e la proposta di Gesù, piò diventare una piccola testimonianza di Dio. Possiamo però anche noi rifiutare e diventare controtestimonianza. ALLARGARE LO SGUARDO Oggi, se vogliamo essere fedeli all'insegnamento di Gesù dentro la cultura pluralista del nostro tempo, possiamo e dobbiamo rallegrarci del fatto che le "vie di salvezza" sono molte. Dio è più grande di ogni singola strada. Per noi Gesù è la strada nella quale Dio ci viene incontro ed è la via che a Lui conduce, ma Dio manifesta il Suo Amore e brilla nel cuore di altri uomini e donne anche su altri sentieri. Non esiste nessuna religione che abbia il monopolio, non esiste nessun popolo eletto............. Quanto più mi identifico con la proposta di Gesù, tanto più mi rallegro del fatto che Dio sa rendersi presente in mille modi ed in infiniti sentieri e ci chiama a vivere da fratelli e sorelle valorizzando e non contrapponendo le nostre diverse esperienze. La "custodia" del Creato e la costruzione di un mondo più giusto e più felice sono responsabilità comune. Non si tratta affatto di sminuire l'importanza della persona e dell'opera di Gesù o di praticare una "macedonia religiosa", ma di scoprire quel Dio di cui Gesù non ha mai inteso prendere il posto. Gesù, con le sue parabole e con tutto il Suo insegnamento, ancor più con il Suo stile di vita, ci ha fatto "sognare" il Dio "più grande del nostro cuore". La pace del mondo dipende anche (e in misura consistente) dal fatto che noi cristiani e credenti di altre fedi impariamo a deporre l'arroganza con cui spesso ci comportiamo presumendo di avere l'esclusiva "rivelazione" di Dio. Dio non si è mai fatto cristiano! Egli non si è mai consegnato a nessuna religione. Non c'è bestemmia maggiore di chi crede di possedere Dio. O Dio, fonte della vita. Insegnami a cercarTi ogni giorno nella piccolezza del quotidiano, nei frammenti di gioia e di dolore, nella lettura della Bibbia, nella preghiera, nel confronto tra fratelli e sorelle............ Tu ci vieni continuamente incontro e ci cerchi. Questo fonda la nostra fiducia in Te, anche quando Ti voltiamo le spalle.............. <! |