lunedì 24 febbraio 2014

Ipazia

Un recente film (Agorà, di Alejandro Amenabar) ha messo in evidenza la figura storica di una donna filosofa e scienziata, vissuta in Alessandria d’Egitto verso la metà del III secolo, barbaramente uccisa da un linciaggio organizzato da una setta di fanatici cristiani partigiani del vescovo Cirillo.
Ambrogio e Marcellina, Agostino e Monica, Benedetto e Scolastica, Francesco e Chiara... donne intelligenti e di talento, di cui però la storiografia cattolica ufficiale tramanda un ruolo subalterno e secondario rispetto agli uomini con i quali vengono messe in relazione.
Diversa fu però la traccia storica lasciata dalla relazione Ipazia/Sinesio. Sinesio di Cirene parla della sua relazione con Ipazia, «madre, sorella e maestra, mia benefattrice in tutto e per tutto, essere e nome quant’altri mai onorato».
La storia di Ipazia compare in una galleria di ritratti di uomini saggi, per lo più cristiani, che con la loro saggezza sono la realizzazione in terra di un ideale religioso di tensione al divino che, secondo Socrate di Costantinopoli, realizza il vero ideale del cristianesimo. L’affermazione è paradossale e come tale non implica la conversione di Ipazia al cristianesimo ma, al contrario, rimanda all’esistenza di un cristianesimo strutturato in modo tale da potersi permettere di avere tra i suoi punti di riferimento una donna non cristiana, cioè non ufficialmente censita come tale. “Per la magnifica libertà di parola e azione (parresia) - scrive Socrate -, che le veniva dalla sua cultura (paideia), Ipazia accedeva, in modo assennato, al cospetto dei capi della città; non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini. Infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale.
Per questo motivo, allora, l’invidia si armò (contro di lei)". Un`invidia che si materializza nello scontro frontale tra lei e il neo insediato vescovo della citta, Cirillo di Alessandria, al quale Socrate fa risalire la responsabilità politica del suo assassinio. Si affrontano qui due modi di intendere il cristianesimo. Da una parte (Socrate) esso trova unità nella molteplicità delle espressioni dei riti e nella continua ricerca del significato dei testi; dall‘altra (Cirillo) il cristianesimo si riconosce nel primato di una chiesa cattolica che si conferma una attraverso la condivisione di dogmi che assurgono a canone immodificabile.
Quella di Cirillo è la stessa chiesa di Ambrogio e di Agostino. E’ la chiesa già dominante ai tempi di Ipazia; la chiesa che ha vinto su altre configurazioni possibili dello stesso movimento cristiano delle origini.

Gianfranco Monaca