mercoledì 12 febbraio 2014

PIÙ PSICOLOGI E MENO FARMACI

Anche se ha ottenuto un pieno riconoscimento sociale, la psicologia rimane la sorella più povera tra le scienze umane. Almeno in Italia. Non è così in altri paesi occidentali dove fa meno fatica ad essere accolta dalla società. Tuttavia mai come in questa fase di crisi globale si potrebbe rivelare utile per affrontare uno dei grandi mali del mondo moderno, come la depressione, che nella classifica dell’Oms è seconda, subito dopo le patologie cardiocircolatorie. Solo che la psicologia si scontra, paradossalmente, con un problema psicologico: il depresso non si riconosce tale. Anzi, spesso rifiuta la condizione di malato. Per voltar pagina servirebbe l’aiuto dei medici. Che però hanno una cultura soprattutto farmacocentrica. Eppure questa scienza umana potrebbe dare un enorme contributo. Sia dal punto di vista terapeutico che economico. E non solo contro la depressione. Gli psicologi che affiancano i medici – come confermano le esperienze realizzate in alcune regioni – fanno accorciare i tempi delle terapie e fanno spendere meno soldi in farmaci. Perciò se ne dovrebbero assumere molti di più nelle strutture sanitarie. Ma purtroppo viviamo tempi di tagli non di investimenti.

(g.pepe@repubblica.it)