Berlusconi non vuole le quote rosa nel nascituro Italicum: tutelare le donne per mano di legge non è importante! Ma a questo punto le varie Carfagna o Prestigiacomo o Santanchè non sventolino più la bandiera in difesa delle donne e rimangano comode nel loro sistema (maschilista). ALESSANDRO BERETTA
Può essere una facile ironia quella su Berlusconi che alle donne concede il posto (di deputato o di ministra, di consigliere regionale o di olgettina) ma sempre perché lui lo decide e mai perché la prescelta ne abbia in qualche modo diritto. Ora che anche lui è diventato serio, tuttavia, costretto com’è a chiedere perdono alla fidanzata delle battute infelici che comunque, seppur di rado, gli sfuggono ancora di fronte ad una bella donna, quello su cui si può riflettere è il maschilismo (e il sessismo) cui tutto il personaggio si è ispirato nel corso di questi anni. L’idea che a contare per l’uomo e, dunque, per la politica sono solo le donne belle o provocanti è basata sul presupposto, infatti, per cui il riconoscimento più importante cui una donna (e, dunque, per un cervello di donna) può aspirare è quello di piacere all’uomo. Allietandolo. Con la sua voce, con la sua presenza nell’aereo presidenziale che lo porta a Toronto (la dama «bianca» come la neve qualche anno dopo è arrivata dal Venezuela) o, come ad Arcore, con la loro «eleganza». Chiarendo bene quali sono le condizioni in cui lui è disposto a offrire loro delle “pari opportunità». Il vero, grande omaggio del Cavaliere alle donne è sempre stato, infondo, quello di chi ammiccando, dice di non essere «frocio». Chiarendo, in questo modo, che le dorme gli piacciono. O meglio: che hanno la fortuna di piacere a lui. Svolgendo, in questo modo, la funzione per cui qualcuno le ha create.
Luigi Cancrini
(L’Unità 15 marzo)
Può essere una facile ironia quella su Berlusconi che alle donne concede il posto (di deputato o di ministra, di consigliere regionale o di olgettina) ma sempre perché lui lo decide e mai perché la prescelta ne abbia in qualche modo diritto. Ora che anche lui è diventato serio, tuttavia, costretto com’è a chiedere perdono alla fidanzata delle battute infelici che comunque, seppur di rado, gli sfuggono ancora di fronte ad una bella donna, quello su cui si può riflettere è il maschilismo (e il sessismo) cui tutto il personaggio si è ispirato nel corso di questi anni. L’idea che a contare per l’uomo e, dunque, per la politica sono solo le donne belle o provocanti è basata sul presupposto, infatti, per cui il riconoscimento più importante cui una donna (e, dunque, per un cervello di donna) può aspirare è quello di piacere all’uomo. Allietandolo. Con la sua voce, con la sua presenza nell’aereo presidenziale che lo porta a Toronto (la dama «bianca» come la neve qualche anno dopo è arrivata dal Venezuela) o, come ad Arcore, con la loro «eleganza». Chiarendo bene quali sono le condizioni in cui lui è disposto a offrire loro delle “pari opportunità». Il vero, grande omaggio del Cavaliere alle donne è sempre stato, infondo, quello di chi ammiccando, dice di non essere «frocio». Chiarendo, in questo modo, che le dorme gli piacciono. O meglio: che hanno la fortuna di piacere a lui. Svolgendo, in questo modo, la funzione per cui qualcuno le ha create.
Luigi Cancrini
(L’Unità 15 marzo)