lunedì 26 maggio 2014

IL DIFFICILE COMPITO DI PAPA FRANCESCO IN MEDIO ORIENTE


Il difficile compito di Papa Francesco in Palestina.
 Si risvegliano ansie mai sopite, ma solo distratte; ora ovunque si vuole parlare di dialogo cristiano-islamico, creando una confusione di progetti che disorienta, perché manca l'argomento sul quale concentra un possibile dialogo. Le religioni monoteiste sono tre, intrise di cultura mediterranea e umanistica, vantano la medesima discendenza di Abramo, ma subiscono una frattura verticale, che le divide. E' la figura di Cristo, con il suo insegnamento, che, erroneamente viene interpretato come una barriera, della quale servirsi a proprio comodo, ad aprire lettere di credito a piacimento, senza una discrezionalità coerente.
 Dobbiamo chiarirci le idee nel nostro interno prima di affrontare un dialogo, perché ne usciremmo molto male; specialmente un dialogo con i musulmani, perché nei tempi più importanti ne usciremmo pesantemente maltrattati. Argomenti come La Pace, la guerra, i Sacramenti e i pilastri dell'Islam, le fonti della religione, "ma quali radici !!!", sono tali da zittirci, specie se dovessimo fare riferimento alla predicazione del pontefice dimissionario.
 Papa Francesco tenta l' impresa difficile di un dialogo con il mondo ebreo; e tale difficoltà mi duole, perché li considero fratelli semiti, ma sono diventati uno Stato, lo Stato sionista di Israele, ritornando al loro antico vezzo di allearsi con i più forti. Furono le frange marginali degli ebrei che vollero la morte di Cristo, quelle alleate ai romani; così adesso sono le frange sioniste che impongono il loro verbo che nulla mantiene delle Scritture.
Se non facciamo una netta distinzione tra sionisti ed ebrei non caveremmo mai un ragno del buco. Ma rimane la presenza inquietante di Cristo a tenerci separati, mentre tale presenza ci unisce al mondo musulmano. Noi cristiani crediamo in Cristo nella sua duplice natura umana e divina, ma non riusciamo e non riusciremo mai a fornire una spiegazione razionale.
Ci impongono dottrine semantiche, teorie analogiche e anagogiche, letture esegetiche, ma rimane il mistero che non penetra nella nostra intelligenza, ma nella nostra coscienza e si fa Fede. Per cui crediamo in Cristo con Fede ma non con intelligenza. I musulmani hanno bisogno di capire, per questo l'Islam non impone dogmi, né impone una gerarchia religiosa che si fa da tramite tra Dio e l'Uomo. Non capiscono e non potrebbero mai capire l'adesione ad un dogma sancito da un uomo ex cattedra, o da tanti uomini riuniti in Concilio.
Da qui la loro venerazione per Gesù con intelligenza, ma non con fede. Non possiamo smettere di interrogarci sul nostro "Chi siamo ?", perché rischiamo che la domanda possa tramutarsi in "Chi crediamo di essere ?" Continuiamo a sancire formule, come se la Fede possa mai essere racchiusa nelle parole di un qualunque uomo (Ma voi non fatevi chiamare Rabbi, perché siete tutti fratelli).
Finora è emersa una tensione che parte dal vaticano, che avrebbe voluto forzare un avvicinamento allo Stato Sionista di Israele; ma questo avrebbe potuto farlo il vaticano in quanto Stato città del Vaticano, ma non certo come Stella polare del cristianesimo; questo ruolo viene rilanciato da Papa Francesco per cui ogni cristiano cerca dentro di sé la sua Stella polare: "In interiore homine habitat veritas. Noli foras ire, in te ipsum redi."
 Da qui il difficile impegno di Papa Francesco: il mondo musulmano , nella sua stragrande maggioranza sunnita che rappresenta il 90% del mondo musulmano, cerca e vuole il dialogo interreligioso, considerando gli ebrei fratelli semiti, ma non avviene la reciprocità da parte dello Stata sionista di considerare i Palestinesi fratelli semiti.
Auguri Santità Papa Francesco. Rosario Amico Roxas