giovedì 29 maggio 2014

Parlare di sesso e di omosessualità a scuola

Mi riferisco al caso di un liceo romano dove i docenti hanno utilizzato un testo discutibile per educare gli studenti al rispetto delle diversità compresa quella dell'orientamento sessuale. Il testo in questione oltre a promuovere il modello di famiglia omosessuale che si sposa e adotta bambini, cita anche un amplesso orale tra due maschi con riferimenti espliciti e volgari non adatti a quattordicenni.
LORELLA GROTEN


Uno dei problemi pin seri, nella scuola, è quello legato all'evitamento delle discussioni difficili. Troppi sono ancora, infatti, gli insegnanti che parlano con i loro ragazzi «come se» i problemi con cui i ragazzi devono confrontarsi semplicemente non esistessero. In modo analogo spesso si comportano del resto anche i ragazzi nel momento in cui parlano con gli adulti perché di droga, di politica e di sesso, di follia e di omosessualità adulti e ragazzi tendono a parlare sempre in luoghi separati se gli adulti rispondono alle loro domande con dei silenzi imbarazzanti o con delle frasi secche e stereotipate. La droga fa sempre e comunque male, dicono queste frasi, di sesso non si parla in pubblico, l'omosessualità è una perversione, la politica è qualcosa cui a scuola non ci si deve neppure avvicinare: rinunciando, di fatto, alle responsabilità fondamentali del buon educatore, quelle di far da guida al ragazzo nelle complessità della vita che lo aspetta. Perché? Soprattutto per paura di esporsi, a mio avviso e senza pensare, per ciò che riguarda in particolare il sesso, che lo si lascia così nelle mani dell'insegnamento: antagonista e minaccioso delle religioni meno pensate e/o di quello, lascivo e perverso, della pornografia. Con risultati che potrebbero essere evitati proprio leggendo e discutendo in classe libri come quello proposto nel liceo romano.
Luigi Cancrini

(L'Unità 16 maggio)