lunedì 7 luglio 2014

Bentornate Feste dell’Unità

Ho appreso che il segretario del Pd Renzi rivuole dare il bellissimo nome di Festa dell'Unità alle feste del Partito democratico. Questo da vecchio Pci mi fa piacere ma una cosa vorrei chiedere a Renzi. Sa il segretario che parte degli introiti delle feste de l'Unità, se non tutti, il Pci li versava nelle casse del giornale?
MANLIO MENICHINO


Per anni ed anni sono partito, fra agosto e settembre, per le feste de l'Unità dove mi chiedevano i compagni di parlare di droga e di psichiatria, di sanità e di cultura, di disabilità e di politica. I tempi erano quelli del Quando c'era Berlinguer e di quando con lui si apriva, il Partito Comunista Italiano, dalle tematiche del lavoro e della lotta di classe ai temi delle diversità e dei diritti. Dall'interno di un nuovo Umanesimo, progressista e gonfio di entusiasmi. Negli anni in cui la solidarietà nazionale si traduceva in leggi di progresso (dalla 180 di Basaglia alla 104 sui diritti degli handicappati, dalla legge di riforma sanitaria alla legge che sanciva il diritto alle cure dei tossicodipendenti) e portava allo sviluppo di elementi di socialismo (nel senso che dava a questa parola Enrico Berlinguer). Ispirandosi, in tempi non semplici per l'economia del Paese, a quell'«ottimismo della volontà» di cui l'Unità di Gramsci era insieme il testimone e il portavoce più attendibile, letto a casa da chi se lo poteva comprare e sui muri nei luoghi (le sezioni e le bacheche sindacali) in cui i compagni la affiggevano perché parlasse anche agli altri. Al numero più grande possibile di persone perché mai setta siamo stati con l'Unità e con il partito e perché aperta sempre a tutti e alle idee di tutti sono state le feste che ricominceranno a chiamarsi, finalmente, feste dell'Unità dove Unità sta per giornale e per auspicio di un futuro migliore. Per noi e per tutti.
Luigi Cancrini

(L'Unità 20 giugno)