giovedì 31 luglio 2014

La guerra ai grandi evasori non è mai stata aperta

La lotta all'evasione fiscale consentirebbe di far rientrare nelle casse pubbliche miliardi di euro. E allora diventa lecito chiedersi il motivo per cui non si investono risorse per adottare strumenti efficaci di contrasto, potenzialmente in grado di risollevare il nostro Paese in termini di sviluppo e di competitività.
MARIO PULIMANTI

Aumentano in Italia, secondo l'Istat, le disuguaglianze fra ricchi e poveri e tragicamente aumenta soprattutto la percentuale e il numero dei poveri. Relativi e, soprattutto, assoluti. Ad illuminarci sulle ragioni di una forbice sempre più larga nella distribuzione della ricchezza viene ora uno studio di Equitalia sul recupero delle somme sottratte al fisco dagli evasori dove con chiarezza viene dimostrato che il recupero riguarda il 40% delle somme dovute dai piccoli evasori (meno di 1000 euro) e il 25% di quelle dovute dagli evasori medi (da 1000 a 10000 euro). Se la cifra supera il mezzo milione di euro, però, la percentuale di recupero scende a un ridicolo 2%. Perché? Perché chi ha molti soldi mette in moto, quando sente il rischio di dover pagare, strumenti sofisticati e vincenti di difesa; presentandosi al Fisco come «fallito» o come apparentemente nullatenente. Sulle cui disponibilità reali e sui cui conti correnti bancari (italiani ed esteri), sui cui prestanome e sulle cui eventuali partecipazioni a società, però, l'Agenzia delle Entrate non può indagare.
Direttamente né con l'aiuto della Guardia di Finanza. Il sistema fiscale italiano ha dato così un suo contributo all'aumento della povertà? Sì. Occupandosi dei piccoli ma evitando accuratamente di iniziare una guerra, necessaria e sacrosanta, ai grandi evasori. Lo farà Renzi? Sperarlo é lecito mentre il governo si prepara in agosto a presentare la sua riforma del Fisco?  
Luigi Cancrini

(L'Unità 21 luglio)