giovedì 18 settembre 2014

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA


LA BONTA' DI DIO CI METTE IN CRISI


1 Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa, il quale, sul far del giorno, uscì a prendere a giornata degli uomini per lavorare la sua vigna. 2 Si accordò con i lavoratori per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3 Uscì di nuovo verso l’ora terza, ne vide altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati, 4 e disse loro: “Andate anche voi nella vigna e vi darò quello che sarà giusto”. Ed essi andarono. 5 Poi, uscito ancora verso la sesta e la nona ora, fece lo stesso. 6 Uscito verso l’undicesima, ne trovò degli altri in piazza e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?”. 7 Essi gli dissero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna” . 8 Fattosi sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dà loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9 Allora vennero quelli dell’undicesima ora e ricevettero un denaro ciascuno. 10 Venuti i primi, pensavano di ricevere di più, ma ebbero anch’essi un denaro per ciascuno. 11 Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: 12 “Questi ultimi hanno fatto un’ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato tutto il peso della giornata e sofferto il caldo. 13 Ma egli, rispondendo ad uno di loro, disse: “Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? 14 Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. 15 Non mi è lecito di fare del mio ciò che voglio?O vedi tu di mal occhio che io sia buono? 16 Così gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi”.

Matteo 20, 1-16

Le parabole, come sappiamo, non vogliono dettare comportamenti universali e, in questo caso, non c'è da parte di Gesù l'intenzione di fissare le regole per un'azienda agricola.

Le parabole sono spesso delle provocazioni, ci aiutano a cambiare il nostro modo di vedere le cose. Cozzano contro le nostre logiche collaudate e ci invitano ad andare oltre.

In qualche modo noi saremmo stati tra quei lavoratori che, protestando, avrebbero ricordato al padrone della vigna il peso sopportato di un'intera giornata di lavoro.

Nel suo pellegrinaggio da villaggio a villaggio fino a Gerusalemme Gesù, per testimoniare l'amore sovversivo di Dio, non ha messo al centro della sua attenzione i "pii", ma si è chiaramente rivolto ai "peccatori", ai lontani, alle persone emarginate.

Gesù è stato "partigiano" di quelli dell'ultima ora, li ha accolti a prescindere dai loro "meriti", mettendo in crisi le persone che avevano una mentalità meritocratica.

Del resto, proprio i versetti conclusivi del capitolo 19 dello stesso Vangelo (19, 27ss), mettono in luce quanto gli stessi discepoli fossero legati al concetto di retribuzione, del "quanto me ne viene"...

DENTRO LA COMUNITA' DI MATTEO

Se per Gesù la parabola rendeva ragione della sua scelta preferenziale per gli ultimi e gli emarginati, le donne e gli "impuri" della società del suo tempo, Matteo doveva fare i conti con un contesto nuovo.

E' del tutto probabile che dentro la "comunità" degli anni 85-90 ci fossero alcuni che vantassero titoli particolari di fedeltà dalla prima ora, di coerenza e di perseveranza rispetto ad altri fratelli e sorelle di varia provenienza e di recente aggregazione al ceppo originario.

Può darsi che Matteo avesse in mente le pretese di anzianità di alcuni che forse reclamavano per sé un'autorità quasi intoccabile, un atteggiamento reverenziale nei loro confronti. Forse l'evangelista pensava ai membri di origine ebraica della sua comunità, che provavano irritazione per le funzioni di leadership ormai esercitate da persone giunte dal cosiddetto paganesimo.

I nuovi venuti volevano esserci e contare davvero, ma i primi arrivati rischiavano di sentirsi privati della loro primogenitura. Si tratta di tensioni ben comprensibili, di cui tutti/e abbiamo fatto personalmente esperienza nelle nostre parrocchie o comunità.

SEMPLICEMENTE LAVORATORI DELLA VIGNA

Un Dio geometra o ragioniere, che tenga la contabilità esatta dei meriti e dei demeriti, che segni sul Suo taccuino della storia le ore di lavoro ordinario e straordinario di ciascuno/a di noi, che annoti le presenze e le assenze, che funga da amministratore del condominio umano, è totalmente estraneo al pensiero di Gesù.

Le persone che incontravano Gesù percepivano che non c'era situazione che le escludesse dall'amore incondizionato di Dio. Anzi, per Gesù il Padre aveva atteso e accolto il figlio prodigo con una grande festa.

Un Dio così, ovviamente, non era facilmente “digeribile” dai tanti primi della classe che la società e la religione del suo tempo onoravano, riservando agli altri marginalità e disattenzione.

Ma proprio di questo Dio, così indigesto ai potenti e ai “virtuosi”, Gesù dava testimonianza ogni giorno. Il profeta di Nazareth era il simbolo vivente di questo Dio dell'accoglienza; le sue parole e la sua maniera di relazionarsi facevano “gustare” un Dio diverso, dal cuore sempre accogliente.

VEDETE E GUSTATE COME E' BUONO IL SIGNORE (Salmo 34,8)

Sì , davvero: Gesù ha fatto “gustare” la presenza del Dio accogliente. Questa è la missione dei cristiani nel mondo e costituisce l'essenza della vocazione di ciascuno/a di noi.

Se personalmente ci sentiamo accolti dall'amore di Dio in modo radicale ed incondizionato, se non vantiamo diritti di primogenitura, di superiorità o di esclusività, allora potremo nella nostra vita quotidiana dare testimonianza di questo Dio il cui cuore è un oceano di tenerezza, di perdono, di calore e di fiducia.

Dobbiamo imparare continuamente a non confondere Dio con i nostri schemi religiosi e morali. Dobbiamo permettere a Dio di essere altro da noi. Dobbiamo semplicemente permettergli di essere Dio” ( José Antonio Pagola).

Forse su questa strada impareremo che abbiamo bisogno degli “operai dell'ultima ora” perchè essi spesso sanno vivere e testimoniare l'amore di Dio con meraviglia e freschezza.