lunedì 8 settembre 2014

DAI VALDESI UN INVITO AL PAPA

C'è il virus feroce dei fondamentalismi che cresce come un'erba cattiva nei nostri orticelli europei e italiani. Ha più volti e più nomi: antisemitismo, nazionalismo, xenofobia, omofobia, pregiudizio. Viviamo in tempi difficili, ma non abbiamo perso la speranza».

E' questo il concetto che ieri pomeriggio a Torre Pellice, nel discorso di chiusura del Sinodo valdese, il moderatore Eugenio Bernardini, riconfermato, ha rivolto ai 180 membri dell'assemblea sinodale. E i tempi difficili sono anche quelli della «crisi economica e sociale che continua a frustare le speranze degli europei e degli italiani in particolare».

Poi la massima espressione della Tavola valdese ha riconosciuto che le chiese protestanti in Europa e in Italia, come del resto quella cattolica, si devono confrontare con «secolarizzazioni, globalizzazioni, nuovi linguaggi, riduzione di risorse umane e finanziare». E su questi temi i seguaci di Pietro Valdo si interrogano e si confrontano. Quest'anno ad esempio non è stato consacrato nessun nuovo pastore, ma spiegano che non si tratta di una «crisi di vocazioni»: «C'è stata una casualità di eventi, con dei ritardi legati al processo di preparazione. L'anno prossimo ci aspettiamo nuove consacrazioni pastorali».

La chiesa valdese schiaccia sul pedale della comunicazione, con nuovi modelli: «Bisogna imparare a parlare coni giovani, con i linguaggi e gli strumenti a loro vicini, come il web, e questo può significare anche imparare ad utilizzare le loro musiche nei nostri culti». Ed in quel percorso di dialogo con la chiesa cattolica, Bernardini punta in alto: «Abbiamo pronta la lettera di invito da inviare a Papa Francesco per partecipare al Sinodo e conoscere da vicino non solo il popolo valdese, ma anche il popolo cattolico di questo territorio».

(Antonio Giaimo, La Stampa 30 agosto)