mercoledì 3 settembre 2014

I sopravvissuti della Shoah contro Israele: massacri a Gaza

GERUSALEMME. «Nella mia vita ho visto bambini ebrei gettati nel fuoco. E adesso vedo bambini usati come scudi umani, da fedeli al culto della morte non dissimili da coloro che veneravano Moloch. Questa non è una battaglia di ebrei contro arabi o di Israele contro i palestinesi. E' una battaglia tra coloro che celebrano la vita contro i campioni della morte. E la civiltà contro la barbarie». Così scriveva Elie Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto ad Auschwitz, in una inserzione a pagamento pubblicata a inizio agosto su New York Times Washington Post e poi ripubblicata (tra le polemiche, perché il concorrente Times si era rifiutato) dal Guardian di Londra.
Adesso a Wiesel rispondono quaranta sopravvissuti all'olocausto (tra cui Henri Wajnblum, Edith Belle e Moshe Langer) che - insieme ai loro figli e nipoti (altre 287 firme) - denunciano «il massacro dei palestinesi a Gaza» e si dichiarano «disgustati dall'abuso della storia» che il premio Nobel avrebbe operato, tentando di «giustificare ciò che non è giustificabile: la distruzione di Gaza fatta da Israele e l'assassinio di oltre duemila palestinesi tra cui centinaia di bambini». La maggioranza dei destinatari risiede (come Wiesel) negli Stati Uniti, diversi in Europa (nessun italiano), solo uno, Rami Heled figlio di sopravvissuti e con tutti i nonni morti a Treblinka, vive oggi in Israele. Ed è stato pubblicato sul sito dell'International Jewish Anti-Zionist Network (organizzazione che dichiara apertamente come proprio obiettivo quello del "ritorno dei rifugiati palestinesi" e la "fine della colonizzazione israeliana".
Alberto Flores D'Arcais

(Repubblica 24 agosto)