La scuola non serve solo a far acquisire competenze. Anzi. Le competenze vanno e vengono, soprattutto quando non si fondano su una maturazione più generale e più profonda. Fatta non solo di spirito critico, che pure è estremamente importante, ma anche di consapevolezza dei propri limiti e delle proprie fragilità.
La scuola serve a far crescere e a far capire il senso del proprio “essere-al-mondo”. Serve ad aprirsi alle differenze, imparando pian piano ad accoglierle.
Serve a rendersi conto che, nella vita, nessuno può “avere tutto” ed “essere tutto” e ci sarà sempre qualcosa che ci mancherà: una caratteristica, una qualità, un posto di lavoro, una relazione sentimentale, un figlio.
Avremo tutti i nostri problemi e le nostre sofferenze. Le nostre differenze e i nostri handicap. Tutti “diversamente abili” per un motivo o per un altro. Sperando che queste varie disabilità non ci escludano dal vivere-insieme. Come scriveva Oscar Wilde, però, «le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano».
(Michela Marzano, da Qualevita n.158)