Un cellulare è composto per il 45% di plastica, per il 20% di rame e per il 20% di vari metalli usati in elettronica. "E quanto sangue si trova nei nostri cellulari?", si sono chieste le opere svizzere di aiuto umanitario, protestante e cattolica, Pain pour le prochain e Action de Careme. Per rispondere, hanno condotto un'inchiesta con i propri partner sulle dieci marche di telefoni cellulari e di computer portatili più venduti in svizzera. E hanno dato un voto secondo tre criteri: rispetto dell'ambiente, rispetto dei diritti dei lavoratori, ricorso a minerali di dubbia origine, finanziando così bande armate che si fanno la guerra nella Repubblica democratica del Congo. Ci sono telefonini, tablet o computer che non siano macchiati di sangue? "No, non ancora", risponde Daniele Renaud, responsabile della campagna "High Tech No Rights". Ma dice che i consumatori possono svolgere un ruolo cruciale integrando il parametro etico nella loro scelta. Oggi, le marche Hp e Nokia sono "sulla buona strada", Apple e Dell ottengono un voto medio. Acer, Lenovo, Samsung e Sony ottengono il voto "insufficiente".
"I geologi belgi avevano dichiarato che il Congo è uno scandalo geologico per via dell'abbondanza e della varietà di minerali di cui è pieno il suo sottosuolo", ricordava il 9 settembre scorso, a Berna, Fridolin Ambongo, vescovo di Bokungu-Ikela e presidente della commissione episcopale sulle risorse naturali. Era invitato in occasione del lancio di questa campagna. "Ma i vescovi della Conferenza episcopale del Congo sono stati portati a formulare questa triste constatazione: Anziché contribuire allo sviluppo del nostro Paese e avvantaggiare il nostro popoli, i minerali, il petrolio e la foresta sono diventati cause della nostra disgrazia".