venerdì 31 ottobre 2014

LA RISPOSTA AD UNA RICHIESTA DI CHIARIMENTO

Gentile signor E....
rispondo volentieri alle sue osservazioni e alle sue domande circa la preghiera cristiana in occasione della morte di un fratello o di una sorella.
Non ho certamente inteso sottovalutare la grande importanza che riveste la preghiera nella occasione della morte di una persona cara. Ho molto chiaramente fatto riferimento alla concezione teologica e alla pratica pastorale che legano intimamente la "salvezza" dei defunti alle azioni liturgiche della chiesa, cioè al suffragio.
Quando muore un fratello o una sorella, la sua salvezza non dipende per nulla dalle nostre preghiere di suffragio, ma è totalmente prerogativa dell'azione di Dio.
Non prego affatto perché Dio lo perdoni e lo accolga perché Dio è amore e perdono gratuito, ben prima e indipendentemente dalle nostre richieste. Certamente prego. Infatti in tale circostanza, ringrazio Dio per tutto il bene che questa persona ha ricevuto e compiuto. Prego Dio per non lasciar cadere la sua testimonianza e affido a Lui l'esistenza terrena che è terminata.
Invoco da Dio il dono di una fede profonda perché ci dia la forza di superare il dolore del distacco. Davanti a Dio nella preghiera riconsidero con gratitudine il valore della vita e la realtà della morte. Inoltre prego perché nel mio cammino di fede possa affidarmi completamente al Dio della resurrezione. Come ministro di una comunità cristiana annuncio nella celebrazione liturgica questo messaggio evangelico del Dio accogliente.
Ecco perché non c'è alcun bisogno di suppliche espiatorie e di messe di suffragio. Ci basta la fiducia radicale nel Dio che ci accompagna nella vita e ci accoglie dopo la morte.
Quando nell'undicesimo-dodicesimo secolo giunse a compimento l'invenzione del Purgatorio (Si veda Jacques Le Goff, La nascita del Purgatorio, Torino 1982), era già stata istituita a Cluny tra il 1024 e il 1033 la commemorazione dei defunti il 2 novembre.
Da allora prese ad espandersi la pratica liturgica del suffragio, comprese le indulgenze applicabili ai defunti. La chiesa gerarchica pretendeva di avere le "chiavi del regno" anche oltre la morte....
Ormai ci eravamo allontanati dal Dio della misericordia ed avevamo messo la erogazione, la "rubinetteria" della salvezza nelle mani della casta sacerdotale. Così si andò costruendo un vero e proprio sistema di suffragio e si alimentò una pratica  pastorale tariffata ed esposta ad un vero e proprio commercio.
Ho pieno rispetto, caro Signor E..., di ogni persona che esprime sinceramente la sua fede anche in queste forme tradizionali, ma preferisco affidare la vita e la morte a Dio solo, l'unico che opera la nostra salvezza oltre la morte.
In questa direzione di fiducia in Dio ripongo molta importanza alla preghiera che la comunità cristiana e le singole persone rivolgono a Dio nell'occasione della morte di un congiunto o di un amico.
Con stima e con gratitudine per la sua richiesta.
don Franco Barbero