venerdì 10 ottobre 2014

Un sistema solare

Città metropolitana (Cm) e Unioni di Comuni. Con queste due nuove sigle faremo i conti nei prossimi anni. Archiviate le Province e le Comunità montane, i nuovi enti saranno operativi nei prossimi mesi ed è naturale chiedersi in che modo opererà questa nuova geografia istituzionale.
Una riforma che l'assessore torinese con deleghe alla Cm Claudio Lubatti su Radio Beckwith Evangelica ha definito epocale. «Non esiste nella storia della Repubblica una riorganizzazione istituzionale come quella che è in corso. Sulla Cm convergeranno le politiche di area vasta come viabilità, trasporti, rifiuti, acqua: i grandi temi che si governano oltre i confini di una singola città». Questioni che hanno suscitato qualche timore per i rapporti di forza che si struttureranno nel tempo. Saremo Torino-centrici o sarà garantita cittadinanza anche alle piccole realtà? E territori provati dagli ultimi anni di crisi e tagli come il Pinerolese potranno trovare una sponda per ripartire? A parole, sembra che qualche spiraglio ci sia.
Lido Riba, presidente dell'Uncem (Unione nazionale Comuni, Comunità, Enti montani) Piemonte, dopo aver incontrato il sindaco di Torino Fassino è ottimista: «Ho trovato un buon clima. Mi sembra ci sia l'orientamento a considerare tutti i territori della Provincia come parte essenziale della Cm, ognuno con un ruolo corrispondente alle proprie caratteristiche altimetriche e strutturali e con una forte ricerca di integrazione».
Riba indica tre grandi temi che potranno interessare il rapporto citta-montagna: valorizzazione del settore agricolo, delle risorse climatiche e dei prodotti della forza di gravità, a partire dallo sport. In pratica «c'è - dice Riba - un'economia forestale da costruire, per non parlare delle industrie idroelettriche e turistiche». Serviranno programmazione politica e una «cultura istituzionale e civile, anche in termini di risorse, che dev'essere ancora in parte costruita». Del resto il presidente della Regione Chiamparino ha identificato in agricoltura, industria e turismo i possibili volani di sviluppo delle nostre valli. «Bisogna che - aggiunge Riba - ci sia un governo di tutta l'area metropolitana perché la tendenza a concentrare questi elementi di sviluppo sulla città è particolarmente aggressiva».
Matteo Scali

(L'Eco delle Valli Valdesi, 3 ottobre)