venerdì 28 novembre 2014

LE STRAGI DIMENTICATE

Che i tagliagole dell’Isis – i jihadisti del Califfo – si siano macchiati di crimini intollerabili, è fuori discussione. Ma i narcos messicani non sono meno feroci, peraltro animati anche loro da una fede distorta. Peccato che la stampa americana se ne sia dimenticata.
Nel 2013 hanno ucciso 16 mila persone e 60.000 tra il 2006-2012: un morto ogni mezz’ora in sette anni. Una cifra per difetto dato che è stata diffusa dalle istituzioni messicane note per minimizzare poiché infiltrate e sovvenzionate a tutti i livelli dai signori della droga.
Il caso dei 43 studenti consegnati dalla polizia a una gang su ordine del sindaco di Iguala, è l’ultimo esempio di una lunga connivenza criminale nonché delle indicibili atrocità commesse da questi mostri ispirati dal Dio denaro e dal culto della Santa Morte con tanto di statue e santini, venduti ai fedeli.
 Perché i capi di Zetas e dei Cavalieri Templari sono ferventi cristiani e hanno fatto costruire chiese dedicate per l’appunto al culto di loro invenzione. Questi timorati di Dio, come ha sottolineato l’analista Musa al-Gharbi dell’Università dell’Arizona, hanno decapitato e smembrato, gettando i resti nelle piazze come monito, decine e decine di poveri compatrioti e correligionari, uccisi anche solo per essersi lamentati via internet del clima di terrore in cui sono costretti a vivere.
E che dire delle centinaia di bambini e donne rapiti per costringerli a prostituirsi e a fare i muli da droga attraverso la porosa frontiera con gli Stati Uniti?
 CHi si oppone viene violentato e torturato fino alla morte, indipendentemente dall’età e dal sesso. Poi gli organi vengono espiantati e venduti.
I cartelli da tempo usano anche i social media per postare le foto delle proprie gesta e nel frattempo minacciano la stampa vecchio stile: finora sono stati ammazzati 57 giornalisti investigativi. In territorio statunitense, dal 2006 al 2010, 5.700 americani hanno smesso di vivere per le violenze legate allo spaccio della droga da parte dei messicani e si sono infiltrati in 3mila città controllando l’80% del traffico di stupefacenti.
 Ma contro i cartelli messicani non si è formata nessuna coalizione di paesi volenterosi.
Forse perché non minacciano ufficialmente le loro sovranità territoriali e hanno corrotto le loro istituzioni?

(Roberto Zunini, Il Fatto Quotidiano 11 novembre)