lunedì 24 novembre 2014

NO ALLA BASE MILITARE USA

Al rientro in patria dal G20 di Brisbane il premier giapponese Shinzo Abe si è trovato ieri a dover affrontare il «problema Okinawa», inatteso quanto complesso dato che coinvolge i rapporti con l'alleato principale, gli Stati Uniti.
A sorpresa l'ex sindaco di Naha, Takeshi Onaga, è stato eletto nuovo governatore della prefettura di Okinawa: il risultato equivale a un «no» al piano di riordino della presenza militare Usa nell'isola, osteggiato dallo stesso Onaga, ma ritenuto da Tokyo «fondamentale» anche contro il crescente attivismo militare della Cina.
Il risultato, come primo e immediato effetto, potrebbe essere l'innalzamento del livello di scontro con Abe, obbligato ad andare avanti con un'operazione considerata come «l'unica soluzione possibile», nonostante l'opposizione crescente delle popolazioni di Okinawa nei confronti della presenza Usa, dopo l'accordo siglato da Tokyo e Washington.
Nell'isola di Okinawa si concentra circa il 75% dei quasi 50 mila militari statunitensi nell'arcipelago nipponico: il neogovernatore Onaga ha affilato le armi assicurando che farà «tutto il possibile per scongiurare che l'accordo venga applicato» anche impugnandone la validità. «E' mio dovere - ha detto subito dopo la cerimonia di insediamento - fare gli interessi della gente di Okinawa in modo che la base di Futenma sia se non spostata fuori dal Giappone, almeno dalla nostra prefettura».
Il ministero della Difesa ha cominciato i lavori preliminari lungo la costa di Nago ad agosto e il portavoce del governo, Yoshihide Suga, ha chiarito che il governo procederà comunque con le operazioni a prescindere dal risultato delle elezioni, fissando come obiettivo ultimo febbraio del 2019.
Di sicuro il «caso» Okinawa è destinato a irrompere nelle elezioni politiche anticipate che il premier si prepara ad annunciare già martedì e che, molto probabilmente, si terranno il 14 dicembre.

(La Stampa 17 novembre)