domenica 21 dicembre 2014

ORA IL DELITTO D'ONORE SI RIVENDICA SU FACEBOOK

Annuncia su facebook di aver ammazzato la moglie. Il post colleziona trecento "mi piace" e quattrocento condivisioni in pochissimo tempo. È successo la scorsa settimana a Postiglione, un paesino del Salernitano, dove Cosimo Pagani ha ucciso la donna che lo aveva lasciato. Cronache di ordinario femminicidio, si potrebbe dire. Se non fosse per la cosa social del delitto. Dopo aver compiuto il suo gesto infame, l'assassino ha, infatti, pubblicato un messaggio in cui insultava la vittima. Colpevole di aver ferito il suo orgoglio di maschio. Pare che tra i numerosi pollici alzati molti fossero di parenti e amici dell'omicida. Così, un semplice clic trasforma il social network nel detonatore tecnologico di una violenza barbarica e incivile. Che non è certo creata da internet e tuttavia trova nell'ambiente digitale un amplificatore potentissimo. Un agitatore di opinioni, emozioni, passioni. E reazioni. Come quelle degli internauti che si sono scatenati contro l'inqualificabile annuncio e le altrettanto inqualificabili condivisioni. E hanno fato vita a un gruppo denominato "Le m. che hanno messo like allo status di Cosimo Pagnani".

Insomma la simultaneità assembleare della rete fa riaffiorare come un geyser il villaggio reale dentro il cuore del villaggio globale. E strappa ogni velo a quel fondo maschilista fatto di violenza pubblica e di complicità diffusa che è ancora terribilmente vivo nella nostra società.

La differenza è che nell'Italia di una volta il delitto d'onore veniva rivendicato in piazza di fronte alla comunità. Adesso viene rivendicato di fronte alla community. Nella piazza virtuale di Facebook.

(Il Venerdì 12 dicembre, Marino Niola)