domenica 14 dicembre 2014

PARTONO I MALATI E CHI HA PERSO IL LAVORO

Ma chi sono i duemila stranieri che hanno lasciato Torino? Mambu, per esempio, cittadino del Ghana di 49 anni, per quindici a Torino, operaio in fonderia, nelle imprese edili e n quelle che si occupano di demolizioni. Qualche settimana fa è andato al sindacato a spiegare che le sue condizione di salute non gli permettono più di lavorare, che per dodici anni gli sono stati versati i contributi e che lui vorrebbe riaverne almeno una parte per tornare dalla sua famiglia.

"Non sto bene, non ho altra scelta che tornare a casa", ha detto all'Anolf-Cisl. Con il Ghana l'Italia non ha "reciprocità" e Mambu non riceverà la pensione, ma nemmeno i contributi. A quest'ora forse il ghanese di mezza età è già partito e rientrato a mani vuote come tanti altri che per i lavori usuranti fatti non ce la fanno a raggiungere la pensione.

Per ragioni simili - e nelle stesse condizioni, perché anche con il loro Paese l'Italia non ha accordi in tema di previdenza - partono le donne moldave "mature", la prima generazione di badanti superata da connazionali più giovani e in forze, preferite dalle famiglie con un anziano da curare (e da sollevare).

Di questi tempi, poi, se ne vanno non pochi ucraini con le famiglie in pericolo, e vanni i marocchini e i tunisini disoccupati da tempo perché il lavoro nell'edilizia e nelle fonderie non c'è più. Il rientro dei romeni è diverso: in patri oggi di opportunità ce ne sono e comunque non perderanno i contributi versati qui. Resistono, i peruviani: l'investimento fatto per venire qui è troppo alto e il viaggio troppo costoso per rischiare di sbagliare la scelta.

(La Stampa 21 novembre)