domenica 21 dicembre 2014

Record di emigranti all’estero

E' la più grande fuga all'estero degli ultimi dieci anni e trasforma di nuovo gli italiani in un popolo di emigranti verso il Regno Unito, la Germania o la Svizzera. Per loro niente più valigie di cartone ma trolley imbarcati sui voli low cost, in cui infilano il sogno di una carriera migliore. Sono stati 82mila l'anno scorso i connazionali che si sono buttati il passato alle spalle per trasferirsi in un altro Paese, il numero più alto degli ultimi dieci anni e soprattutto in crescita del 20,7 per cento rispetto al 2012.
A fotografare l'esodo è l'ultimo rapporto Istat "Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente", che svela come l'Italia stia perdendo non solo la capacità di tenersi stretti i suoi cittadini ma anche l'appeal verso gli stranieri. Nel 2013 gli immigrati arrivati sono diminuiti del 12,3 per cento mentre sono aumentati, del 14,2 per cento rispetto all'anno precedente, quelli che se ne vanno.
Il periodo della vita in cui è più facile fare i bagagli è tra la fine della scuola e l'inizio del lavoro. Chi va all'avventura ha in genere tra i 20 e i 45 anni, la fascia di età in cui si registra il 60 per cento dei trasferimenti: in media 31 anni se si tratta di un immigrato straniero o 34 anni nel caso di un italiano emigrante. Tra loro c'è una bella fetta, uno su tre, di laureati: in 13mila l'anno scorso sono andati a cercare fortuna lontano, in particolare nell'Europa occidentale. Oltre tremila dottori si sono trasferiti in Inghilterra, duemila hanno scelto la Germania, altri 2.400 la Svizzera e 1.600 la Francia. Poi ce ne sono altri 1.400 che hanno superato l'oceano per approdare negli Stati Uniti e 800 che hanno scelto il Brasile. Pochi, sempre meno, quelli che rientrano: nel 2013 sono stati 28mila, mille in meno rispetto al 2012.
Protagonisti delle partenze sono soprattutto gli uomini (il 57,6 per cento se si considerano solo gli italiani), tra chi arriva invece la maggioranza è donna (il 52 per cento). La comunità straniera più numerosa resta la rumena ma patisce una massiccia contrazione: 58mila gli immigrati registrati contro gli 82mila di due anni fa (meno 29 per cento di presenze). Poi vengono i cittadini del Marocco (20 mila), della Gina (17 mila) e dell'Ucraina (13 mila). In picchiata gli ingressi per chi viene dall'Ecuador (meno 37 per cento), dalla Costa d'Avorio (meno 34 per cento), dalla Macedonia (meno 26 per cento) e dalla Polonia (meno 24 per cento).
A portare lontano i nostri ragazzi sono i motivi di lavoro e la sfiducia. Dice un'analisi elaborata dall'istituto di ricerca Ixè per Coldiretti che i giovani sono spinti lontano dall'Italia perché lo considerano un Paese fermo, dove non si prendono mai le decisioni (19 per cento), con troppe tasse (18 per cento), senza lavoro né meritocrazia (17 per cento). Ma chi sceglie di restare, sottolinea ancora l'indagine Istat, trova il suo benvenuto al Nord: è sempre più forte il fascino che le regioni centro-settentrionali esercitano su chi viene dal Sud. Nel 2013 la sfida tra arrivi e partenze ha totalizzato nelle città del Nord-ovest 99mila nuovi venuti contro 81mila addii, 71mila contro 57mila nel Nord-est e 75mila contro 63mila al Centro.
Tutt'altra la musica nel Mezzogiorno: nelle regioni del Sud sono stati 99mila i congedi, non compensati dai 64mila approdi, mentre nelle Isole ci sono state 34mila partenze contro 26mila arrivi.  
Cristiana Salvagni

(Repubblica 10 dicembre)