domenica 25 gennaio 2015

Saraceno: “Ma perché trasformare il piccolo in orfano di un genitore?”

«Perché trasformare un bambino in un orfano di un genitore, quando ci sono due persone disponibili ad assumersi tutte le loro responsabilità?». Secondo Chiara Saraceno, sociologa ed esperta in problemi della famiglia, negare l'iscrizione all'anagrafe del secondo genitore finirebbe per danneggiare innanzitutto il figlio della coppia.
Professoressa, come valuta questa sentenza?
«Mi sembra un passo importante. Se l'interesse del bambino, come ci viene sempre raccontato, è avere entrambi i genitori, perché negargli questo diritto? Anche in questo caso ci sono due genitori, due donne che vogliono assumersi le loro responsabilità. Non riconoscere questa situazione vuol dire trasformare un bambino in orfano di un genitore. E tutto questo perché non si vuole riconoscere la genitorialità omosessuale. Ma l'altro genitore l'ha voluto quel bambino, era d'accordo anche lui che nascesse».
La fecondazione eterologa come si inserisce in questo contesto?
«Se la donna che ha donato l'ovulo fosse un uomo, avrebbe diritto a riconoscere il figlio. Non è invece previsto per l'ordinamento italiano che ci siano due mamme. Ma perché? Dal punto di vista genetico è figlio anche dell'altra donna. Ad ogni modo, per valutare una situazione in maniera corretta, bisogna sempre guardare che cosa è meglio per il benessere del bambino».
Con quali criteri?
«Innanzitutto, che ci sia il maggior numero possibile di adulti, almeno due, che si assumano la responsabilità genitoriale nei suoi confronti. Non è negando una seconda mamma al figlio che gli si dà in alternativa un padre. È una negazione pura e semplice che andrebbe contro gli interessi del minore. La madre che non ha partorito il figlio ha comunque tutto l'interesse a vedere riconosciuto il suo ruolo. Anche per questioni pratiche».
Ad esempio?
«Pensiamo al passaporto. Ai diritti e doveri di tutti i genitori. Altrimenti questa donna non sarà che un estraneo per il suo bambino, di fronte al medico, agli insegnanti. E se nella coppia qualcosa dovesse andar male, come è avvenuto in questo caso, entrambe potranno continuare a essere genitori con pari diritto. Diversamente, la donna che non ha partorito non sarà tenuta al mantenimento del bambino, né avrà diritto all'affidamento congiunto o alle visite».
Come giudica l'atteggiamento dell'anagrafe di Torino?
«Capisco che sia un po' spiazzata. Si tratta di un fatto nuovo. Ma è tempo che ci si attrezzi e soprattutto che la legge si adegui. È la giurisprudenza che fa le norme e questo è un passo importante che non va ignorato. Purtroppo il Parlamento continua a essere assente su questo piano, rendendo la vita difficile alle coppie omosessuali. Per contro, le normative internazionali garantiscono il diritto a una famiglia».
Quale può essere la soluzione?
«Prendiamo anche solo Paesi diversi. In Germania, se un bambino nasce da una donna nubile e il padre lo riconosce, prenderà comunque il cognome della madre. Se questa famiglia si trasferisce in Italia e vogliono iscrivere il figlio all'anagrafe, ecco che si troveranno davanti a un rifiuto. Il minore non potrà essere iscritto con il cognome della madre, se il padre l'ha riconosciuto. Per avere il nulla osta questo bambino dovrebbe cambiare cognome. Insomma, ogni Paese cerca di far prevalere le sue norme, quando invece a prevalere dovrebbe essere l'interesse del bambino».
Erica di Blasi

(Repubblica 8 gennaio)