mercoledì 4 marzo 2015

Le tentazioni di chi è sazio

    • Se c'è un secolo che ha scoperto e sofferto la fame come problema mondiale, è proprio il nostro.Ma, parallelamente, l'orgia delle cose e la religione dell'io che caratterizzano gran parte del mondo, e non solo più il nostro Occidente, hanno reso difficile la beatitudine che proclama la Scrittura: "Beati quelli che hanno fame e sete della salvezza che viene da Dio" (Matteo 5,6) e "lo cercano con tutto il cuore" (Salmo 119, 2).
    • La "Cultura dell'abbondanza" e i cuori "pingui" hanno creato l'humus della smemoratezza e dell'infezione idolatrica. Il Deuteronomio, redatto quando ormai la "tentazione" aveva trovato spazio in mezzo al popolo, ce lo pone davanti agli occhi: "Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti; quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate, alle case piene di ogni bene che tu non hai riempite, alle cisterne scavate ma non da te, alle vigne e agli oliveti che tu non hai piantati, quando avrai mangiato e ti sarai saziato, guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile" (Deuteronomio 6, 10-12). Non meno esplicito è il passo successivo: "Perché il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele; paese dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai dunque a sazietà e benedirai il Signore Dio tuo a causa del paese fertile che ti avrà dato. Guardati bene dal dimenticare il Signore tuo Dio così da non osservare i suoi comandi, le sue norme e le sue leggi che oggi ti do. Quando avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai costruito belle case e vi avrai abitato, quando avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri, per umiliarti e per provarti, per farti felice nel tuo avvenire. Guardati dunque dal pensare: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze. Ricordati invece del Signore tuo Dio perché Egli ti da la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurata ai tuoi padri" (Deuteronomio 8, 7-18). Mentre la fede vuole uomini e donne felici, con esistenze sensate e critiche, il capitalismo ha bisogno di persone addomesticate.
    F. B. in Olio per la lampada
    La bruttificazione di Dio
    E' innegabile che per molte persone il Dio moralista, dolorista, sessista e amico dei potenti che è stato ampiamente predicato è diventato odioso o, almeno, irrilevante.
    Si pensi quali disastri rappresentano per il cammino di fede le recenti posizioni sessuofobiche delle gerarchie cattoliche (contro omosessualità, seconde nozze, convivenza...) che vengono gabbate come volontà di Dio mentre sono in larga misura il prodotto di consolidate ideologie e di comode abitudini. E' chiaro che simili "bruttificazioni" del volto di Dio rappresentano uno scandalo insuperabile per chi non sa distinguere e separare accuratamente la fede cristiana dalle posizioni delle autorità ecclesiastiche.
    "Dio Padre e Gesù Figlio hanno purtroppo assunto nel corso dei secoli tratti maschili .... Qui le leggi dell'analogia sono state travalicate... Sarebbe stato meglio se gli stessi uomini avessero smascherato tale eresia, senza attendere le teologhe femministe e le donne consapevoli di sé del XX secolo. E' inconcepibile che dei cristiani che professano "Siamo stirpe di Dio" abbiano condotto delle dispute ecclesiali e religiose in merito alle loro caratteristiche di genere, in aperto contrasto con il messaggio e il modo di presentarsi di Gesù e dei suoi intimi discepoli e testimoni" (A. Houtepen, Dio una domanda aperta, Queriniana, pag. 221). Per questo lo scandalo diventa intollerabile quando i più recenti documenti ecclesiali, senza alcun fondamento biblico e senza alcun rapporto con le nuove acquisizioni culturali ed ermeneutiche, ribadiscono un patriarcalismo rozzo, violento, da caserma.
    Ma c'è di peggio: la banalizzazione della esperienza cristiana: "Poche cose hanno contribuito all'irrilevanza del cristianesimo quanto la scuola di catechismo" (P. Tillich, pag. 45). Lo stesso Autore illustra questo fenomeno in modo preciso: "La potenza originaria dei grandi simboli cristiani è andata perduta. In origine essi rispondevano a delle domande. Ora sono delle pietre d'inciampo che è necessario credere per tradizione e autorità. Ad aggravare il problema è la confusione fra fede e credenza. La fede è lo stato consistente nell'essere afferrati da qualcosa che ha un significato supremo, e nell'agire e pensare in base ad esso come persona dotata di un centro. Le credenze sono opinioni che si ritengono vere, che possono essere o meno realmente tali. Ma esse non sono mai questione di vita o di morte. Una delle cose peggiori che rendono irrilevante il messaggio cristiano è identificare la fede con la credenza in certe dottrine. Particolarmente grave è la richiesta di credere l'incredibile... Dobbiamo affermare chiaramente che 'fede' è l'essere afferrati da una potenza che ci interessa in maniera suprema, e che 'credenza' non è l'essere certi, ma l'accettare qualcosa di preliminare. L'impossibilita della persona moderna di comprendere il linguaggio della tradizione riguarda quasi tutti i simboli cristiani. Essi hanno perso il potere di trafiggere l'anima: di rendere inquieti, ansiosi, disperati, gioiosi, estatici, recettivi nei confronti del significato. Spicca l'esempio del Gesù dalla voce gentile, emaciato, sentimentalizzato, la cui immagine è appesa nelle aule di catechismo e alle pareti laterali delle chiese. Questo Gesù sentimentale non ha nulla da dire ai forti della nostra epoca. Ma, al di là di questo, la parola 'Gesù' non comunica più nel profondo. E la parola 'Cristo', che indicava originariamente l'unto mandato da Dio per portare il nuovo eone, è divenuta incomprensibile. Viene usata come un nome proprio, anziché come il paradosso dell'attribuzione di una funzione cruciale ad un essere umano. Una cosa analoga avviene nel linguaggio dei sacramenti " (P. Tillich).

    (da Olio per la lampada, 2004)