ELOGIO DELLA FOLLIA
Reciprocità
Nell'antico patrimonio della saggezza greca c'è la tavola delle due bisacce: ogni uomo porta al collo due bisacce, una gli pende sulla schiena, l'altra sul petto. Nella prima stanno i suoi difetti, nella seconda i difetti altrui, il che spiega perché siamo più predisposti a vedere i difetti degli altri che i nostri. La saggezza evangelica drammatizza: leva la trave dal tuo occhio prima di cercar di togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello (Matteo cap. 7). All'inizio di ogni banchetto eucaristico la tradizione liturgica ci impone di recitare il "Confiteor" per chiedere perdono per i NOSTRI peccati, non per quelli degli altri. Solo una comunità capace di battere il "MEA CULPA" su di sé può essere disposta a mangiare e bere il Pane e il Vino che sintetizzano la vita e la morte di un profeta di pace morto perdonando anche i suoi assassini.
Per duemila anni NOI abbiamo edulcorato questo messaggio, abbiamo trasformato il Profeta di pace in un "Dio degli eserciti" e ci siamo autonominati esecutori delle sue vendette, procurando di mettere sulle insegne dell'esercito più aggressivo del mondo il monogramma di Cristo senza neppure accorgerci che si trattava di una bestemmia. In suo nome abbiamo incendiato città, annientato popolazioni, distrutto biblioteche, avvelenato i fiumi e il mare, demolito le memorie e l'arte di intere civiltà al di qua e al di là degli Oceani. Abbiamo osannato come santo l'imperatore Costantino - colpevole di avere fatto assassinare per motivi politici la moglie e i figli - che ha distrutto il cimitero "pagano" del colle Vaticano - scrigno di bellezza - per costruire al suo posto la basilica madre dell'onnipotenza petrina, dimenticando, di Pietro, i ripetuti tradimenti e le amare lacrime di pentimento.
Ora - per una atroce reciprocità - altri stanno copiando i NOSTRI crimini e la nostra follia, con le nostre stesse motivazioni, scrivendo il nome impronunciabile del Signore della Pace sulle bandiere della vendetta. E noi stiamo pensando alla nostra difesa armata anziché vestirci di sacco e invocare la misericordia dell'Altissimo, senza immaginare che, invece, la Pace e la Salvezza dovrebbero iniziare dalla NOSTRA conversione, come fu per Ninive, secondo il libro di Giona.
Lo spettacolo delle decapitazioni umane e delle demolizioni del patrimonio storico e culturale a cui assistiamo sono una retroproiezione con cui il Dio Misericordioso ci mostra i NOSTRI crimini storici, affinché NOI possiamo guardarci allo specchio e pentirci; guai a noi se non sapremo profittare di questa lezione. Per la prima volta nella storia l'Occidente "cristiano" è costretto a prendere atto della propria vulnerabilità: risponderà come sempre speculando sul mercato delle armi? Oppure saprà pentirsi rinunciando al proprio delirio di sopraffazione per lavorare a un progetto globale di Giustizia e di Pace che trasformi le spade in zappe e i carri armati in macchine agricole?
Gianfranco Monaca
(Tempi di fraternità, Marzo 2015)
Reciprocità
Nell'antico patrimonio della saggezza greca c'è la tavola delle due bisacce: ogni uomo porta al collo due bisacce, una gli pende sulla schiena, l'altra sul petto. Nella prima stanno i suoi difetti, nella seconda i difetti altrui, il che spiega perché siamo più predisposti a vedere i difetti degli altri che i nostri. La saggezza evangelica drammatizza: leva la trave dal tuo occhio prima di cercar di togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello (Matteo cap. 7). All'inizio di ogni banchetto eucaristico la tradizione liturgica ci impone di recitare il "Confiteor" per chiedere perdono per i NOSTRI peccati, non per quelli degli altri. Solo una comunità capace di battere il "MEA CULPA" su di sé può essere disposta a mangiare e bere il Pane e il Vino che sintetizzano la vita e la morte di un profeta di pace morto perdonando anche i suoi assassini.
Per duemila anni NOI abbiamo edulcorato questo messaggio, abbiamo trasformato il Profeta di pace in un "Dio degli eserciti" e ci siamo autonominati esecutori delle sue vendette, procurando di mettere sulle insegne dell'esercito più aggressivo del mondo il monogramma di Cristo senza neppure accorgerci che si trattava di una bestemmia. In suo nome abbiamo incendiato città, annientato popolazioni, distrutto biblioteche, avvelenato i fiumi e il mare, demolito le memorie e l'arte di intere civiltà al di qua e al di là degli Oceani. Abbiamo osannato come santo l'imperatore Costantino - colpevole di avere fatto assassinare per motivi politici la moglie e i figli - che ha distrutto il cimitero "pagano" del colle Vaticano - scrigno di bellezza - per costruire al suo posto la basilica madre dell'onnipotenza petrina, dimenticando, di Pietro, i ripetuti tradimenti e le amare lacrime di pentimento.
Ora - per una atroce reciprocità - altri stanno copiando i NOSTRI crimini e la nostra follia, con le nostre stesse motivazioni, scrivendo il nome impronunciabile del Signore della Pace sulle bandiere della vendetta. E noi stiamo pensando alla nostra difesa armata anziché vestirci di sacco e invocare la misericordia dell'Altissimo, senza immaginare che, invece, la Pace e la Salvezza dovrebbero iniziare dalla NOSTRA conversione, come fu per Ninive, secondo il libro di Giona.
Lo spettacolo delle decapitazioni umane e delle demolizioni del patrimonio storico e culturale a cui assistiamo sono una retroproiezione con cui il Dio Misericordioso ci mostra i NOSTRI crimini storici, affinché NOI possiamo guardarci allo specchio e pentirci; guai a noi se non sapremo profittare di questa lezione. Per la prima volta nella storia l'Occidente "cristiano" è costretto a prendere atto della propria vulnerabilità: risponderà come sempre speculando sul mercato delle armi? Oppure saprà pentirsi rinunciando al proprio delirio di sopraffazione per lavorare a un progetto globale di Giustizia e di Pace che trasformi le spade in zappe e i carri armati in macchine agricole?
Gianfranco Monaca
(Tempi di fraternità, Marzo 2015)