martedì 28 aprile 2015

USA: LA CHIESA PRESBITERIANA DICE SI’ AL MATRIMONIO GAY

FAIR LAWN-ADISTA. Il matrimonio, «tra un uomo e una donna», diventa ora un'unione «tra due persone, tradizionalmente un uomo e una donna». Con questa espressione, dopo trent`anni di dibattito, la Chiesa presbiteriana statunitense (PC, 1 milione e 800mila membri, la più numerosa tra le denominazioni presbiteriane negli Stati Uniti, derivanti dal calvinismo) ha approvato il matrimonio omosessuale. Con il voto positivo della maggioranza dei 171 organi locali, il 17 marzo scorso, è stata infatti ratificata la decisione di cambiare la costituzione ecclesiale, adottata nel 2014 dalla 221a Assemblea generale (la quale aveva dato la sua approvazione all'emendamento ma necessitava della conferma delle 171 congregazioni). Il 17 marzo, dunque, il Presbitery of the Palisades, nel New Jersey, con la sua approvazione, è stato l'86° presbiterio a pronunciarsi favorevolmente sul tema (le votazioni locali erano iniziate lo scorso autunno), facendo così superare la maggioranza semplice necessaria per ratificare l'emendamento.
«Finalmente, la Chiesa riconosce pienamente, nel suoi documenti costituzionali, che l'amore delle coppie gay e lesbiche è degno di essere celebrato nella comunità di fede», ha commentato Brian D. Ellison, direttore della Covenant Network of Presbyterians, che ha lottato instancabilmente per l`inclusione dei diritti dei gay nella Chiesa. «C'è ancora disaccordo, non voglio minimizzarlo - ha detto - ma penso che stiamo imparando che ci può essere disaccordo pur restando Chiesa insieme».
La decisione provocherà certamente delle scosse di assestamento, anche se la porzione consistente di presbiteriani conservatori si è già allontanata dalla Chiesa nel 2011, quando venne ratificata l'ordinazione presbiterale di gay e lesbiche. Molti moderati e conservatori, comunque, hanno già fatto sapere di essere intenzionati a restare all'interno della Chiesa: «La nostra opposizione all'approvazione dell'emendamento sul matrimonio - ha spiegato Paul Detterman, a capo di un gruppo di conservatori - non è in alcun modo o forma un'opposizione ai gay. Intende solo esprimere la preoccupazione che la Chiesa stia capitolando alla cultura e non rappresenti fedelmente il messaggio della Scrittura». Certo, molti decideranno di andarsene ma non loro, perché «è fatalmente importante partecipare al dibattito». La Chiesa presbiteriana non è l'unica, tra le confessioni protestanti, ad aver accettato il matrimonio omosessuale; vi erano già arrivate la Chiesa episcopaliana, la United Church of Christ, i Quaccheri, la Unitarian Universalist Association of Churches; all'interno dell'ebraismo, i movimenti della riforma e i conservatori. La Chiesa evangelica luterana in America, invece, lascia decidere la questione ai singoli pastori. Altro discorso per la Chiesa Metodista Unita che conta 5 milioni e mezzo di credenti e sta discutendo il tema da anni, ma che, a causa della sua crescente rilevanza in Africa, dove le relazioni omosessuali non sono accettate, sta incontrando grandi difficolta. I ministri presbiteriani potevano già celebrare matrimoni omosessuali negli Stati dove sono legali: un'interpretazione autoritativa dell'Assemblea generale del 2014, infatti, approvata a larga maggioranza, concede il ricorso al proprio discernimento nella decisione di celebrare un matrimonio gay. Allo stesso tempo, l'Assemblea concede l'obiezione di coscienza ai ministri che non intendono celebrarlo; a tutt'oggi, sono 42 le congregazioni locali che hanno rifiutato l'emendamento. (ludovica eugenio)

(Adista 28 marzo 2015)