sabato 18 aprile 2015

«Via i migranti» e i papà sigillano la scuola

La pro­pa­ganda di Sal­vini e della stampa di destra attec­chi­sce anche dove si erano spe­ri­men­tate forme inno­va­tive di acco­glienza. La Locride, la terra di Riace e di Cau­lo­nia, dei film di Wen­ders sui migranti, fa par­lare di sé per motivi oppo­sti. Pro­te­ste, minacce, la sal­da­tura del can­cello della scuola che avrebbe dovuto ospi­tarli. Così i cit­ta­dini di Focà, fra­zione di Cau­lo­nia, pic­colo borgo del lito­rale jonico reg­gino, hanno negato ospi­ta­lità ai 200 migranti sal­vati nella notte di Pasqua dal mare dopo un tra­va­gliato sbarco. Cri­sto è morto, ma a Focà non è risorto.
La sto­ria ha dell'incredibile per come è stata gestita dal Vimi­nale. Tutto ha ini­zio intorno alle 2 della notte di Pasqua. Un bar­cone si arena sulla spiag­gia di Cau­lo­nia. Da un non meglio iden­ti­fi­cato porto della Libia, appro­dano 30 donne, di cui una incinta, 9 bam­bini e 170 uomini. Si tratta di gente che ha lasciato le terre di ori­gine (Sudan, Eri­trea, Unione delle isole di Comore, Mada­ga­scar ed Egitto) alla ricerca di una vita migliore. Sareb­bero arri­vati con due bar­coni. Il primo si è inca­gliato sulla spiag­gia a sud dell'abitato di Cau­lo­nia, l'altro avrebbe ripreso il largo. Alle ope­ra­zioni di soc­corso, tra­sfe­ri­mento e assi­stenza par­te­ci­pano Cara­bi­nieri, Guar­dia di Finanza e Poli­zia. I tre sca­fi­sti ven­gono arre­stati. Tratti in salvo, i 209 migranti ven­gono invece por­tati al mer­cato coperto della marina di Cau­lo­nia per poi essere rifo­cil­lati. Dopo le iden­ti­fi­ca­zioni, 21 ven­gono tra­sfe­riti a Riace, 10 a Mona­ste­race. Per gli altri si pre­pa­rano i letti nella scuola di Focà.
Ma la voce ben pre­sto ini­zia a girare in paese. Una ven­tina di cit­ta­dini di Focà si ribella, dicono di essere geni­tori degli alunni della scuola ele­men­tare. Urlano il loro disprezzo con­tro chi vuole tra­spor­tare i migranti nella fra­zione. «Con­ta­ge­ranno tutti i nostri figli», stre­pi­tano. Ma qual­cuno osa ancora di più. Prende una sal­da­trice con tanto di elet­trodi e sigilla il can­cello della scuola. Al solo scopo di impe­dire l'ingresso a donne, uomini e soprat­tutto ad altri bam­bini, in que­sto caso nordafricani.
E lo stato? Spa­ri­sce. La pre­fet­tura bal­betta, indie­treg­gia, cede. E per mil­lan­tate «ragioni di ordine pub­blico» decide qual­che ora dopo di tra­sfe­rire i migranti a Roc­cella Jonica. Dan­dola così vinta ai semi­na­tori d'odio e ran­core. Una strut­tura pub­blica da adi­bire per una sola notte a cen­tro di prima acco­glienza viene così defi­ni­ti­va­mente negata. E solo dopo la mez­za­notte, e dopo una gior­nata di cal­va­rio, i migranti arri­vano a Roc­cella, tra­spor­tati dal pul­mino del comune di Cau­lo­nia. I bam­bini addor­men­tati e avvolti nelle coperte, i volti degli adulti stra­volti dalla stan­chezza. I fascio­le­ghi­sti esul­tano e tor­nano nelle loro case. Hanno vinto loro, ha perso lo Stato.
Silvio Messinetti

(Manifesto 8 aprile)