sabato 23 maggio 2015

"Basta con il conflitto, il Papa vuole la pace tra questi due popoli"

CITTÀ DEL VATICANO - «La Santa Sede, con la decisione annunciata ieri, riconosce lo Stato palestinese perché è consapevole che questo riconoscimento è l'unica via per una pace duratura. Ci sono stati troppi morti, troppe guerre, troppe discussioni in questi ultimi sessant'anni. E non si può continuare a rimanere gli uni vicini agli altri come nemici. Andando oltre gli estremisti palestinesi ed israeliani, la Santa Sede vuole percorrere la via dei moderati in scia a tutte le dichiarazioni fatte dall'Onu». Padre Samir Khalil Samir, gesuita egiziano, pro rettore del Pontificio Istituto Orientale di Roma, recente autore di "Quelle tenaci primavere arabe" (Emi), e fra gli islamologi più ascoltati in Vaticano, riconosce il «passo storico» messo in campo ieri dalla Santa Sede e, insieme, auspica «nuove azioni da parte sia palestinese che israeliana».
Padre Samir, la posizione vaticana segue la linea della comunità internazionale?
«Assolutamente sì. L'Onu già nel 1948, e successivamente nel 1967, ha parlato della necessità di riconoscere due Stati. La Santa Sede ha sempre mantenuto questo principio che nella fase attuale è l'unica soluzione percorribile, due Stati indipendenti che si riconoscono e sono riconosciuti da tutti i Paesi del mondo. Lo scopo è arrivare a una soluzione pacifica in Medio Oriente mantenendo provvisoriamente l'esistenza di Gerusalemme divisa fra palestinesi e israeliani».
Israele, infatti, ieri si è detto "deluso" della decisione annunciata dalla Santa Sede.
«Israele si dice deluso perché rispecchia la visione di Netanyahu. Egli è stato eletto per la quarta volta probabilmente perché il popolo non crede nella soluzione pacifica. Per me i terroristi sono coloro che rifiutano le decisioni internazionali. Hamas è terrorista, certo, ma lo Stato israeliano dovrebbe fare passi concreti verso la pace. Ogni mese Israele occupa una parte del territorio che non gli appartiene. Occorre invece che tutti riconoscano il valore delle decisioni internazionali e depongano le armi. Dobbiamo arrivare a chiedere il riconoscimento dei due Stati nell'interesse comune».
Con Francesco ritiene che molto possa cambiare?
«Francesco continua la politica propria da sempre del Vaticano sui princìpi. Ora però si deve riconoscere a lui il tentativo di giocare questi princìpi sul campo, cercando l'amicizia e la cortesia di tutti, facendo atti positivi».
Paolo Rodari

(Repubblica 14 maggio)