domenica 3 maggio 2015

COME SI VIVE LADDOVE ANDARE A MESSA FA PAURA

In questa parte di mondo entrare in una chiesa e assistere alla Messa è un evento ad alto rischio» scrive il dottor Gianfranco Morino, medico italiano che presta da decenni il suo servizio in Kenya. «Non si è tranquilli. Sempre distratti dal rumore di un'auto che arriva all'esterno. Dall'entrata di qualche fedele mai visto prima. Magari con una borsa posata nel banco. Ci si guarda in giro. Non si perde d'occhio la porta principale. Ci si avvicina alla porta secondaria a metà navata. Si gira la maniglia facendo finta di niente. Per fortuna è aperta. E non c'è nessuno. Si intravede solo un po' di sole tra le acacie e le grandi nuvole del monsone che si avvicina».
In Kenya adesso ci vuole coraggio, coraggio personale, per andare a messa. Era cosi già da tempo, perché di attacchi alle chiese ce n'erano stati. Poi è venuta l'ecatombe di cristiani a Garissa, il giovedì santo. «Muri di sangue» scrive ancora il dottore, «sangue di agnelli». Poi è venuta Pasqua, ma come si fa «anche solo a pensare alla resurrezione della carne?».
I riflettori mediatici si sono spenti quasi subito. La paura resta. Per fortuna c'è papa Francesco ad insistere perché si pensi a loro, perché non si dimentichino quei cristiani credenti e spaventati.
Sono anni, almeno dieci, che questa paura serpeggia in Africa e nel Vicino Oriente. Nei Territori palestinesi, occupati da Israele e non. In Iraq. In Siria. In Nigeria. In Kenya. E altrove. Adesso un Papa la chiama col suo nome. Forse i suoi predecessori prediligevano la via silenziosa della diplomazia. Nel frattempo c'è stato un esodo. Lento, discreto, ma c'è stato. Adesso se ne parla. E' meglio.
Pietro Veronese

(Repubblica 24 aprile)