Indiscutibilmente piace.
È un buon comunicatore, ha quel tipo di oratoria che piace a chi ama sentire come i problemi possano essere sgretolati, ridotti in briciole, cosucce che sarebbe facile risolvere in quattro e quattr'otto se solo ci fosse gente dotata di sufficiente energia per affrontarli. Ingentilisco metafore di sapore molto più robusto.
Salvini le spara grosse sapendo che tutto passa, nessuno controlla niente e soprattutto che il politico che sa fare "boom" con la bocca non dovrà mai render conto.
Solo pochi ani fa milioni di italiani rimasero incantati da un venditore altrettanto capace che prometteva come fosse niente "meno tasse per tutti". Roba da matti, con la crisi alle porte, un debito pubblico spaventoso il bravo venditore con il più accattivante dei sorrisi, prometteva "meno tasse per tutti"; molti ci hanno creduto felici che finalmente qualcuno avesse trovato la formula della felicità.
Salvini fa lo stesso con il problema dei migranti; un fenomeno epocale, appena cominciato, che ci accompagnerà per molti anni a venire, che nessuno al mondo sa bene come affrontare, lui lo risolve come fosse robetta.
È vero che viene invitato dappertutto. Non c'è conduttore che non lo preghi di accomodarsi a dire la sua, a polemizzare con gli altri ospiti con la sua simpatica ruvidità da "lumbard" di buon senso.
Invece è proprio il buon senso che gli manca, le sue parole sono spacconate da osteria. Anni fa, ne sono testimone diretto e in parte corresponsabile, la Tv inventò un altro fenomeno del genere: Renata Polverini, poi presidente del Lazio. S'è visto com'è finita.
(Corrado Augias, Repubblica 19 giugno)