venerdì 12 giugno 2015

UN DIALOGO DA PROSEGUIRE


Caro Massimo,
forse sono stato incauto e sbrigativo rispetto al tuo linguaggio su "Maria madre- vergine di Dio" e "Gesù figlio di  Dio"
, ma ho trovato il tuo libro straordinariamente prezioso. Lo raccomando ovunque mi trovo per qualche convegno.

Dalla tua  prolificità e dalla qualità della tua riflessione, deduco che stai molto bene e me ne rallegro.
Voglio spiegare la mia ipersensibilità rispetto a queste due locuzioni, senza la pretesa di insegnarti qualcosa.  "Figlio di Dio" in ebraico e in greco è una chiara metafora funzionale. Essa non esprime mai una ontologia divina ( come sarà a Nicea e a Calcedonia), ma intende  alludere alla missione- funzione che Dio gli ha assegnato. Gesù è per noi"poveri cristiani", l'unto di Dio, in cui abbiamo riconosciuto il Cristo-Messia.
Quando leggo questa metafora di "figlio di Dio" applicata a Gesù, mi inquieta il fatto che essa venga interpretata, come fa il catechismo cattolico e non solo, confondendo o fondendo Gesù con Dio.
Forse ti sto scrivendo cose che per te sono ovvie, ma non so quanto lo siano per i tuoi lettori.
Così la locuzione Maria vergine e madre di Dio, che sarà resa canonica nel 431 ad Efeso,  a me sembra quanto mai ambigua e frutto di una operazione di potere. La documentazione storica è immensa.
Maria, sposa di Giuseppe e madre di Gesù, nel contesto di una numerosa famiglia, ha una biografia anche spirituale diversa da quella della dogmatica cattolica.
Per me Maria è la madre di Gesù, detto e riconosciuto come il Cristo di Dio.
Forse il problema è mio. Un cinquantennio di ricerche cristologiche che non trovano sbocco nella catechesi e nella predicazione costituiscono per me uno scandalo che non posso sottovalutare. Infatti tra le ricerche storiche e bibliche e gli insegnamenti ufficiali del magistero esiste un abisso, uno iato, un divario crescente.
L'istanza della tradizione, come prosecuzione creativa della testimonianza dei linguaggi, viene confusa con il tradizionalismo. Discepolo di Schillebeeckx, di Kung, di Tillich, di Grelot....non posso  accontentarmi di una qualche verniciatura.
In ogni caso, non mi ha mai sfiorato l'idea che tu sia dogmatico e so quanto il tuo impegno di studioso e di terapeuta sia agli antipodi del dogmatismo.
Anzi, mi ha stupito il fatto che tu ti sia accorto ed abbia dato importanza a queste mie annotazioni che esprimono l'opinione di un pigmeo di fronte ad un gigante che, come te, sa leggere nei testi e dietro i testi paesaggi e messaggi inediti.
Sono lieto di rinnovarti tutta la mia amicizia  e la mia profonda ammirazione. Aggiungo un bel pezzo di gratitudine.
Ti leggo sempre con interesse e simpatia.
Franco