giovedì 18 giugno 2015

UNA LETTERA SU CUI MEDITARE


Una società spietata che ti fa desiderare la morte

La notizia, la piccola notizia, la notizia senza importanza: "Verona, muore di stenti nell'auto che era diventata casa sua: 60enne ritrovato da un passante. Viveva nella macchina abbandonata sotto al condominio in cui abitava un tempo: Luigi, detto Toni, aveva perso il suo lavoro di idraulico e poi la casa. Era molto conosciuto e in tanti lo aiutavano. Raccolta fondi per garantirgli un funerale". Una brutta società, la nostra, dove c'è gente troppo ricca, spudoratamente ricca, e gente che muore di stenti. Ma io non credo che Luigi, detto Toni, l'idraulico senza lavoro, sia morto di stenti ad appena sessant'anni. Credo che sia morto di malinconia, di crepacuore, di tristezza infinita. Perché membro di una società spietata che ti abbandona se perdi il lavoro, che ti toglie la casa se perdi il lavoro, che ti toglie la dignità, che ti fa desiderare la morte. Nessun rimorso, neppure lieve, proverà la gente spudoratamente ricca, e i nostri politici dai tanti privilegi, sempre baldanzosi e sorridenti?

Veronica Tussi