venerdì 4 settembre 2015

NON CREDETE AI MIRACOLI

Papa Francesco ha fatto benissimo a delimitare lo spazio della Rivelazione al Nuovo Testamento, che si conclude con l'Apocalisse che Giovanni scrisse nell'isola di Patmos verso il 95 d.C.. Un libro profetico, non privo di impenetrabili oscurità, in cui si descrive quel che accadrà nell'ultimo giorno. Tutto il resto, per usare le parole di Karl Jaspers, non è fede (Glaube), ma superstizione (Aberglaube). E il Papa giustamente lo denuncia, anche se Giovanni Paolo II non si era risparmiato nell'assecondare questo tipo di "devozione" che alimenta l'infantilismo della religiosità, il suo aspetto più primitivo, corrompendo una religione, quella cristiana, che ha costruito la storia dell'Occidente, anticipando di duemila anni quelle che saranno le conquiste della Rivoluzione francese: libertà («Non devono più esserci né padroni né schiavi»), uguaglianza («Siamo tutti figli di Dio»), fraternità («Ama il prossimo tuo come te stesso»).
Umberto Galimberti

(Repubblica 29 agosto)